Scoperte straordinarie nel permafrost: creature antiche, virus misteriosi e segreti dell'evoluzione ambientale emergono dal ghiaccio dopo millenni, offrendo un affascinante viaggio nel passato della Terra
Sta succedendo qualcosa di davvero straordinario: creature antiche stanno riemergendo dallo strato di permafrost che si sta sciogliendo, evocando immagini degne di un film dell’orrore. Tra queste scoperte, ci sono animali estinti da molto tempo, come il rinoceronte lanoso, e incredibili resti ben conservati di un gigantesco lupo che risale a ben 40.000 anni fa. Ma la sorpresa non finisce qui: sono stati rinvenuti anche batteri che resistono da oltre 750.000 anni. Ancora più incredibile, alcuni di questi organismi non sono rimasti solo resti inanimati del passato: in laboratorio sono stati persino riportati in vita organismi come un muschio che ha attraversato secoli e minuscoli vermi risalenti a ben 42.000 anni fa, grazie a condizioni controllate di temperatura.
Tutto ciò ci offre uno sguardo straordinario nel passato degli ecosistemi della Terra, svelandoci dettagli sugli ambienti in cui questi organismi hanno vissuto. Tuttavia, c’è anche motivo di preoccupazione quando si tratta dello scioglimento del permafrost, poiché potrebbe comportare il rilascio di virus antichi che potrebbero rappresentare una minaccia per l’umanità. Uno studio del 2021, condotto da Zhi-Ping Zhong dell’Ohio State University e dal suo team, ha messo in evidenza come il disgelo del permafrost non significhi solo la perdita di questi “archivi biologici”, ma anche la potenziale diffusione dei loro contenuti negli attuali ecosistemi.
Grazie ai progressi nella tecnologia di metagenomica e ai nuovi metodi per sterilizzare campioni di carote di ghiaccio, i ricercatori hanno ora a disposizione strumenti più precisi per esaminare ciò che è conservato nel permafrost. Questa indagine ha portato alla scoperta di una vasta gamma di virus unici, alcuni dei quali risalenti a ben 15.000 anni fa, nel ghiaccio della calotta glaciale di Guliya, sull’Altopiano del Tibet. Questi virus, insieme a polvere e gas, si sono accumulati gradualmente nel ghiaccio, fornendo un vero e proprio registro diretto delle condizioni atmosferiche e ambientali del passato.
La minaccia e l’opportunità dei virus antichi
Ricerche precedenti hanno collegato le comunità microbiche trovate nel ghiaccio a variazioni nelle concentrazioni di polveri e ioni nell’atmosfera, fornendo preziosi indizi sul clima del passato. Tra i 33 virus identificati nel ghiaccio, ben 28 di essi non erano mai stati osservati prima, suggerendo che fossero in grado di prosperare in condizioni estreme grazie a specifiche abilità genetiche per sopravvivere alle basse temperature. Questi virus, per la maggior parte batteriofagi che attaccano il Methylobacterium, un organismo fondamentale nel ciclo del metano, ci offrono nuove prospettive sull’interazione tra virus e ospiti in ambienti estremi.
Se da un lato l’emergere di virus antichi dal permafrost solleva legittime preoccupazioni, specialmente alla luce della recente pandemia di COVID-19, dall’altro rappresenta anche un’opportunità unica per studiare i cambiamenti ambientali storici e l’evoluzione dei virus. Scienziati come Lonnie Thompson sottolineano quanto sia importante esplorare questi ambienti estremi per rispondere a domande fondamentali sui meccanismi di adattamento dei microbi e dei virus ai cambiamenti climatici.
La ricerca sui virus e sui microbi antichi intrappolati nel ghiaccio è solo agli inizi, ma le informazioni che possono fornire sulle ere glaciali passate e sui periodi caldi sono fondamentali per comprendere come la vita si sia adattata ai cambiamenti climatici, offrendoci una visione unica dell’evoluzione biologica e ambientale del nostro pianeta.
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Fonte: Microbiome
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