Anche la Russia potrebbe decidere di non importare più pesce dal Giappone per rischio contaminazione dopo il rilascio delle acque di Fukushima. Lo dichiara l'ente federale per la sicurezza alimentare, esprimendo preoccupazione sulla questione. La Russia ha chiesto intento al Giappone di inoltrare i risultati dei test svolti sul pescato
Lo sversamento in mare delle acque stoccata nei serbatoi della centrale nucleare di Fukushima, in Giappone, hanno fatto molto discutere nel Paese del Sol levante come anche in ambito internazionale. A poco sarebbe servito il tentativo del premier nipponico di rassicurare i cittadini mangiando il sushi in diretta, la paura resta.
Per azzerare possibili rischi di contaminazione, la Cina ha vietato le importazioni di prodotti ittici provenienti dal Giappone. Anche la Russia starebbe valutando una simile decisione malgrado le rassicurazioni provenienti dal Ministero dell’Ambiente di Tokyo. Con dati alla mano il dicastero ha affermato che dopo il rilascio le acque giapponesi sono sicure.
Tutti gli elementi radioattivi sono stati rimossi ad eccezione del trizio, isotopo che costituisce l’unica incognita e in Russia non vi sarebbero attualmente metodi approvati per riscontrare la presenza di trizio nei prodotti ittici.
Anche per questo motivo la Russia non appare convinta al 100%. Le autorità del Rosselkhoznadzor, l’ente federale per il controllo veterinario e fitosanitario, vogliono conoscere i dettagli. Il Paese importa già grandi quantità di pesce dal Giappone. Nel 2022 i prodotti ittici consegnati ammontavano a 190 tonnellate. Quest’anno, fino al 22 settembre, la Russia ne ha importati 118 tonnellate.
Tenendo conto dei possibili rischi di contaminazione da radiazioni dei prodotti, Rosselkhoznadzor sta valutando la possibilità di aderire alle restrizioni cinesi sulle forniture di prodotti ittici dal Giappone. La decisione finale verrà presa dopo i negoziati con la parte giapponese” ha affermato il servizio in una dichiarazione.
I funzionari russi hanno intanto chiesto al Giappone di condividere i risultati dei test effettuati sul pescato compreso il contenuto residuo di trizio entro il prossimo 16 ottobre. Nel mentre i controlli del pesce pescato nelle regioni russe sarebbero stati intensificati.
Dal 18 al 22 settembre sono stati condotti 494 studi su 164 campioni di prodotti ittici per un peso totale di 31,7 mila tonnellate, catturati nelle sottozone di pesca di cinque regioni della Federazione Russa. Non si sono verificati casi di superamento degli standard stabiliti per gli indicatori di purezza radioattiva” riferiscono i media russi.
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Fonte: Rosselkhoznadzor
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