Un confine particolarmente "caldo", quello tra Stati Uniti e Messico, teatro ogni anno di attraversamenti illegali, morti, violenze, ma anche di una partita di pallavolo straordinariamente sovversiva
In tempi in cui l’immigrazione è un tema di scottante attualità, in grado di accendere animi e polemiche, la storia che raccontiamo rappresenta una piccola boccata di ossigeno, che mette al centro sport e condivisione.
Tutto accade a migliaia di chilometri da casa nostra, lungo un confine particolarmente “caldo”, quello tra Stati Uniti e Messico, teatro ogni anno di attraversamenti illegali, morti, violenze, ma anche di una partita di pallavolo straordinariamente sovversiva.
I 3.200 chilometri che separano Stati Uniti e Messico, segnalati da un’alta palizzata e costantemente presidiati dalla polizia, sono da mesi al centro di un dibattito politico accesissimo, a causa del gran numero di messicani e latinoamericani che ogni anno tenta l’attraversamento illegale, inseguendo il sogno americano.
Eppure tra Naco, Arizona, e Naco, Messico, un tempo un’unica città e oggi separate dalla frontiera, la polemica politica evapora e, una volta all’anno, nel mese di aprile, si accende lo sport.
La tradizione di disputare una partita di pallavolo tra i due lati del confine, utilizzando quest’ultimo come “rete”, è nata nel 1979, nell’ambito di una festività messicana, ed è andata avanti sporadicamente fino 2006, quando è stata recuperata e “istituzionalizzata” su iniziativa dell’editore di una rivista. Si tratta, a ben vedere, dell’unica partita che vede contrapporsi due Nazioni diverse in cui entrambe le squadre hanno l’onore di giocare in casa.
“Per noi rappresenta la celebrazione dell’unione di due Paesi.“ – aveva dichiarato José Lorenzo Villegas, Sindaco della Naco messicana, commentando la partita tenutasi nel 2007.
Certo, la “rete” (una palizzata di circa quattro metri, in acciaio) è troppo alta per consentire giocate normali e rende necessario il ricorso a numerosi pallonetti. Ma l’entusiasmo e il desiderio di condividere un’esperienza unica e rivoluzionaria sembrano essere più forti della fatica.
La tradizione del match lungo il confine ha mano a mano acquisito fama ed è diventata un appuntamento periodico, che si celebra non solo tra Naco e Naco, ma anche, ad esempio, tra Tijuana (Messico) e San Diego (California). E proprio ad una partita disputata su questo punto della frontiera è stato dedicato un breve documentario, Walleyball (un gioco di parole tra “volleyball” e “wall“, rispettivamente pallavolo e muro), girato nel 2010 da Brent Hoff.
Un piccolo esempio di come lo sport sia davvero in grado di superare e abbattere anche i confini più invalicabili.
Lisa Vagnozzi
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