Un errore arbitrale l’avrebbe fatta vincere, ma decide di riscendere in pedana (e perde): la lezione di Mariaclotilde Adosini

Mariaclotilde Adosini avrebbe vinto un match per un errore arbitrale. Il risultato era già confermato, eppure la schermitrice diciottenne non ci ha pensato due volte. Ha voluto ridiscendere in pedana e ha perso, ma ha vinto tutto in quanto a sportività.

In un mondo che sembra proprio non saper proprio perdere, molti farebbero di tutto pur di vincere. Ne sanno qualcosa gli inglesi, che nel 2021 hanno firmato una petizione per rigiocare la finale persa con l’Italia ad Euro2020 per l’ormai famosa trattenuta di capitan Chiellini. Ne sanno qualcosa anche i francesi, che hanno accusato Damiano David dei Maneskin di aver sniffato cocaina e ne chiesero la squalifica lo stesso anno a seguito della vittoria della band italiana all’Eurovision Song Contest.

Ora però una ragazza italiana di 18 anni ha mostrato – proprio ad una francese – cosa vuol dire il fair play, un concetto su cui lo sport (e la vita in generale) dovrebbe basarsi. Coppa del Mondo under 20 di spada. Sulla pedana ci sono Mariaclotilde Adosini, della Polisportiva Scherma Bergamo, e la transalpina Juliette Baudinot. L’atleta lombarda vince per 15 a 14, ma lo staff della giovane schermitrice francese fa ricorso e questa volta a ragione.

Mariaclotilde ha deciso di rinunciare alla vittoria

L’arbitro, in una fase cruciale del match, ha infatti assegnato all’azzurra due stoccate anziché una, di fatto assegnandole la vittoria. Ormai però era tardi e non si poteva più conquistare il risultato: il match era stato assegnato a Mariaclotilde. Come da regolamento, la direzione del torneo – pur ammettendo l’errore – ha richiamato la diciottenne e le ha confermato che la vittoria era acquisita e non si poteva più annullarla.

Ed ecco che arriva il gesto inaspettato, un episodio che dimostra il grande valore umano e sportivo di un’atleta che è appena una ragazza. Mariaclotilde decide di rinunciare alla vittoria che l’avrebbe proiettata alla fase successiva dei trentaduesimi. In questo modo il match si rifarà e chi avrà vinto avrà vinto sulla pedana.

C’è chi potrebbe parlare di una beffa. Altri potrebbero dire che era destino. Fatto sta che l’azzurra perde e ai trentaduesimi accede l’atleta francese. Nessun rimpianto però da parte della Adosini, che proprio non avrebbe voluto vincere per merito di un errore arbitrale. “È giusto così, il risultato non conta. Ho fatto solo quello che la scherma mi ha insegnato”, dirà poi una volta che il suo atto di sportività farà il giro del web e non solo.

Niente ripensamenti, lo rifarebbe ancora

Quando le hanno chiesto perché lo ha fatto, ha confessato:

La notizia mi ha colto impreparata. Per un attimo tanti pensieri hanno affollato la mia testa. Ma ciò che per me più contava in quel momento, tanto da prevalere senza alcuna esitazione, era scegliere quale fosse l’azione moralmente giusta da fare. Nonostante potesse sembrare facile accettare la vittoria già proclamata, ho sentito che tornare in pedana, per ridisputare quell’ultimo minuto, sarebbe stato più corretto nei confronti dell’avversaria, nel rispetto del nostro sport. Ho perso, pazienza. Lo rifarei ancora. Perché la natura di questa scelta è dovuta agli insegnamenti ricevuti dalla mia famiglia, dalla mia sala scherma e in particolare dal mio maestro Francesco Calabrese.

Plausi le sono arrivati da tutti, dalla mamma e dal papà in primis che si sono detti orgogliosi di lei e della sua scelta “coraggiosa”. Prima della finale è stata invitata a raccogliere la standing ovation dal pubblico e ha ricevuto anche i complimenti di Laura Flessel, ex schermitrice olimpionica e ministra dello sport francese dal 2017 al 2018.

Lei però ha di nuovo minimizzato:

ho fatto solo quello che mi hanno insegnato da piccola e se potessi rifarlo lo farei ancora. E ancora, ancora.

Niente agonismo sfrenato, dunque, ma tanta, tanta sportività. E tutti noi abbiamo tanto, tanto da imparare dal messaggio che ha voluto far passare Mariaclotilde, con un gesto che si spera un giorno possa diventare “normalità”.

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Fonte: Federscherma

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