Parfait Hakizimana: l’atleta paralimpico fuggito dal Burundi ci insegna che per esaudire i desideri occorrono pazienza e coraggio

La storia di Parfait Hakizimana, l'atleta del "Refugee Paralympic Team" che grazie alla pazienza e al coraggio ha esaudito i suoi desideri

All’età di 6 anni la vita di Parfait Hakizimana, atleta paralimpico nato in Burundi, rifugiato in Ruanda, cambiò radicalmente. La sua città natale venne presa d’assalto, la madre venne uccisa e lui gravemente ferito al braccio sinistro durante un attacco. Dopo pochi anni il padre perse la vita in un incidente in moto.

Tragedie che gli hanno spezzato il cuore, come lui stesso ha confessato, momenti terribili che sono rimasti impressi nella sua memoria. Ciò nonostante, Parfait Hakizimana non ha mai mollato e grazie allo sport ha superato il dolore e ha ritrovato il coraggio di ricominciare.

Di sport ne ha praticati diversi nel corso della sua vita, fino all’incontro con il taekwondo, arte marziale di antica origine coreana. L’atleta ha così iniziato a partecipare a eventi nazionali e regionali, vincendo una moltitudine di trofei e medaglie.

Amo il taekwondo. Mi ha dato speranza nella vita. Mi aiuta a rimanere calmo e a dimenticare alcuni ricordi dolorosi.

Ma il destino aveva in serbo per lui l’ennesima prova. La situazione del Burundi, dopo le elezioni del 2015, era precipitata, tanto da costringerlo a lasciare il paese per raggiungere il Ruanda. Qui la vita non era affatto semplice, ma Parfait vi scoprì inaspettatamente una comunità sportiva molto vivace. Dopo circa un anno fondò un centro di taekwondo attirando centinaia di rifugiati burundesi.

Ho avuto una vita difficile“, ha confessato, “ma ora so che con la pazienza si ottiene ciò che si desidera. Mi aspetta un futuro pieno di cose belle!“.

Oggi il suo coraggio e i suoi successi sono di ispirazione per molte persone, fiere di vederlo gareggiare a Tokyo nel “Refugee Paralympic Team”. Un sogno che è diventato realtà. Il suo più grande desiderio è vincere una medaglia alle Paralimpiadi e rendere orgogliosi i profughi del campo di Mahama, in Ruanda, e del mondo intero.

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FONTI: UNHCR/Paralympic

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