La fuoriclasse Paola Egonu trascina le Azzurre alla semifinale Volley Nations League. I 36 punti segnati ieri contro la Cina non sono soltanto l'ennesima prova del suo straordinario talento, ma una "schiacciata" contro il razzismo di cui è vittima fin da quando era bambina
La mitica Paola Egonu non smette mai di sorprendere. Dopo un match sudatissimo contro la Cina, ieri la fuoriclasse è riuscita a portare la nazionale italiana di pallavolo femminile alla semifinale della Volley Nations League. Naturalmente il merito va a tutta la strepitosa squadra azzurra, ma Paola ci ha fatto sognare.
Contro le atlete cinesi, la campionessa azzurra – di origini nigeriane (ma nata in Italia) – ha sfoderato il suo eccezionale talento, mettendo a terra 36 palloni. Una performance da brividi che la incorona ancora una volta la giocatrice di pallavolo più forte del mondo.
Con quei 36 punti, Paola Egonu non ci ha regalato soltanto una vittoria prettamente sportiva. Quei punti rappresentano una schiacciata contro il razzismo più becero, che l’atleta ha dovuto subire fin da quand’era piccola per via del colore della sua pelle e di cui è tornata ad essere bersaglio recentemente, quando è stata scelta come portabandiera ai Giochi Olimpici di Tokyo.
La campionessa racconta le ferite inflitte dai razzisti
Frasi, azioni, battute, comportamenti che hanno lasciato delle ferite indelebili. Uno degli episodi di razzismo che l’hanno segnata di più risale a quando era ancora una ragazzina.
Se sono mai riusciti a ferirmi a morte? Una volta. Avevo 14 anni e i genitori delle ragazze dell’altra squadra iniziarono a insultarmi: frasi razziste, cattive, davanti alle loro figlie. – ha confidato Paola Egonu in un’intervista uscita ieri sulla rivista Oggi – Un ricordo orribile. Certe meschinità sono difficili da ingoiare. È brutto, ma io sono arrivata a odiare il Veneto. Ora la gente invece è più aperta, e sono felice quando torno a casa e finalmente sto a mio agio.
Ma se adesso, probabilmente per via della sua notorietà, la pallavolista non è più vittima di episodi di razzismo come accadeva un tempo, lo stesso non si può dire per la sua famiglia, costretta a subire certi trattamenti disumani.
A me non capita più di subire torti, ma succede ai miei cari: mi indigno e soffro per loro. – ha raccontato – Qualche tempo fa mia mamma ha preso un caffè in un bar. Le hanno allungato una tazzina fredda, che stava sul bancone, fatta per qualcun’altro. Ha protestato. La risposta è stata odiosa: “Se vuoi ti bevi quello”.
Con un bianco non si sarebbero permessi. Quando smetterò di giocare mi piacerebbe lavorare in qualche organizzazione che combatte le discriminazioni… Per quale battaglia mi impegnerò? Sono nera, immigrata, donna e sessualmente fluida. Ho l’imbarazzo della scelta.
E pensare che c’è chi pensa che in Italia i razzisti si siano “estinti”. Sarebbe bello, ma purtroppo non è così. Sminuire e sottovalutare il fenomeno è soltanto controproducente. Ma sogniamo il giorno in cui il razzismo e le altre forme discriminazioni nel nostro Paese saranno soltanto un lontano ricordo.
Nel frattempo non ci resta che gridare alla star della Italvolley: avanti tutta, Paola! Sei il nostro orgoglio, schiacciamo il razzismo insieme a te!
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Fonti: Volleyball Nations League/Oggi
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