Grazie Paltrinieri per averci insegnato a lottare anche quando sembra impossibile (vale più delle medaglie)

Paltrinieri ci ha creduto, ha lottato per quella medaglia a lungo desiderata e alla fine l'ha conquistata a Tokyo

La mononucleosi lo aveva messo in ginocchio, minacciando di tarpargli le ali, di non permettergli di realizzare i propri sogni. Ma Paltrinieri ci ha creduto, ha lottato per quella medaglia a lungo desiderata e alla fine l’ha conquistata. Non ha permesso alla malattia di frenare la sua corsa.

Ed è così che a Tokyo il nuotatore italiano ha conquistato l’argento negli 800:

Strafottente. Sfacciato. Prende a calci anche il destino. Nuota con il cuore, andando oltre i limiti del fisico con la forza della mente e della determinazione. Gregorio Paltrinieri si prende l’argento perché non è solo un campione, quello cui si chiede di vincere sempre e divertire, ma perché è un uomo con una personalità fuori dal comune e la capacità di trasformare in energia ogni ostacolo che gli presenta la vita, è l’accorato messaggio della sua Federazione.

La mononucleosi è una brutta bestia, spossante, debilitante e purtroppo lo ha colpito a giugno. Ma Paltrinieri non si è arreso, ha stretto i denti ed è per questo che il suo argento agli 800 metri oggi vale oro.

Una gara dominante, condotta sempre in testa fino ai 700 metri con una partenza veloce che disorienta tutti. In vasca e in tribuna. Tutti a chiedersi quando crollerà, perché succederà, ai 600, al massimo ai 700. Invece non succede e il sogno diventa sempre più nitido perché Paltrinieri non crolla. Mai. Anzi. Nuota appiccicato alla corsia 8, quasi a nascondersi, e resiste, resiste, resiste fino al 7’42″11 d’argento.

Una vittoria commovente, che supera i confini della vasca, dello sport, delle Olimpiadi. Una vittoria che dobbiamo ricordare come esempio di tenacia, di resilienza. Quando il futuro (prossimo) sembrava scritto, quando i tanti sacrifici, gli allenamenti degli ultimi anni sembravano inutili, questo ragazzo di soli 26 anni (a settembre ne compirà 27), ci ha creduto e ha deciso che doveva rialzare la testa, superare sé stesso:

“Parlare di miracolo è poco, neanche io avrei scommesso su me stesso. Ero un’altra persona rispetto alla batteria, avevo un’altra voglia di gareggiare. Un mio grande amico mi ha scritto alla vigilia che queste finali si vincono con il cuore. C’ho pensato e aveva ragione. Io ho sempre programmato tutto nella vita e ci avevo messo troppa testa, troppe idee, anche confuse. Oggi ce l’ho messa tutta, gli altri potevano adottare qualsiasi strategia, ma il cuore è quello che conta, ha detto.

Grazie per questa splendida vittoria, non solo sportiva. 

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Fonte di riferimento: Federnuoto

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