Pochissima neve e caldo anomalo: saltano le gare della Coppa del Mondo di sci

Fa troppo caldo e manca la neve: sono già tre le competizioni annullate ai Mondiali di sci, iniziati lo scorso fine settimana. Abbiamo già una vincitrice: la crisi climatica...

Nel bel mezzo dei Mondiali di sci si allunga – giorno dopo giorno – la lista delle gare annullate. Il motivo? Tutta colpa della crisi climatica, che sta creando numerosi disagi alla tradizionale competizione sportiva, giunta alla 57esima edizione. Le temperature decisamente anomale per la stagione autunnale hanno portato all’assenza di neve. E così, già nel corso del weekend di apertura a Soelden, in Austria, la FIS (Federazione internazionale sci e snowboard) si è vista costretta a far saltare lo Slalom Gigante femminile.

Questo era lo scenario peggiore, ma è successo – ha commentato lo scorso sabato il Direttore di Gara della FIS, Peter Gerdol, che sarà riprogrammato appena possibile – Abbiamo avuto un paio d’ore di pioggia e poi questa neve bagnata, a partire dalle cinque o sei di mattina, quindi la superficie era troppo morbida per garantire una gara sicura.

Nei giorni successivi il copione si è ripetuto. Prima è toccato alle gare di discesa libera maschile del Cervino Speed ​​Opening, previste per questo fine settimana; poi alle discese femminili di Zermatt – Cervinia, programmate per sabato 5 e domenica 6 novembre.

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Se le temperature fossero state di 2-3 gradi più basse negli ultimi 7 giorni, avremmo avuto abbondanti nevicate fino all’arrivo e avremmo potuto produrre neve tecnica. La natura va rispettata e accettata. Alla FIS non restava che cancellare le gare femminili” ha dichiarato il  Franz Julen, presidente del comitato organizzatore del Matterhorn Cervino Speed Opening.

I Mondiali di sci – che dovrebbero avanti fino al 19 marzo 2023 (natura permettendo) – sono appena comunciate in maniera catastrofica. Abbiamo già, ahinoi, una vincitrice: la crisi climatica.

Quanto sta accadendo ci sbatte in faccia una dura realtà che spesso tendiamo a minimizzare o a far finta di non vedere: le ondate di calore reocord, la siccità e gli eventi meteorologici estremi non sono tutti fenomeni attribuibili semplicemente alla “natura che fa il suo corso. Si tratta di effetti lampanti di stravolgimenti climatici provocati dalle attività umane.

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A rischio anche le Olimpiadi invernali di Cortina

L’annullamento di competizioni sportive rappresenta soltanto l’ennesimo effetto collaterale. A tal proposito di recente l’Organizzazione metereologica mondiale ha lanciato l’allarme in un report, senza interventi concreti e mirati per arrestare la crisi climatica, entro i prossimi 14 anni in località a vocazione turistica come Cortina d’Ampezzo, sulle Dolomiti, sarà praticamente impossibile riuscire a sciare.

Proprio qui si dovrebbero tenere i Giochi olimpici invernali del 2026, ma vista l’attuale situazione climatica si preannunciano già un flop.

Si può ancora pensare di fare le Olimpiadi mentre i ghiacciai si sciolgono e la neve non cade più, perpetrando gli stessi comportamenti che ci hanno portato a questo disastro? – si chiede l’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente – Le Olimpiadi 2026 avranno un impatto negativo sull’evoluzione della crisi climatico-ambientale che si sta manifestando a livello globale e locale con una accelerazione drammatica. Il buon senso obbliga a un atto di responsabilità e di ripensamento circa la natura del progetto.

Gli impianti per l’industria dello sci rischiano di modificare irreversibilmente il paesaggio e di produrre effetti e costi incalcolabili a medio e lungo termine. Basti pensare ai giganteschi consumi di acqua e di energia necessari per l’innevamento artificiale. Anche l’aumento delle opere edilizie e dei servizi per i turisti della stagione sciistica produce danni diretti, come l’erosione del suolo, che si sommano a quelli indiretti, come l’urbanizzazione e il traffico.

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Fonti: FIS/ISDE

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