Medaglie con due pesi e due misure. Quei titoli di giornale che aumentano il divario di genere e i pregiudizi

Una serata magica per l’Italia alle Olimpiadi, rovinata però da certi “titoloni” che non fanno altro che sminuire le nostre campionesse

La serata di ieri sera alle Olimpiadi di Parigi è stata un trionfo per i colori azzurri: in poco tempo sono arrivate tre spettacolari medaglie: nell’ordine l’argento nella ginnastica artistica a squadre femminile, il bronzo negli 800 stile libero di Gregorio Paltrinieri e l’oro nella spada a squadre femminile.

Tre medaglie una più storica dell’altra. Nella ginnastica artistica mancava dal 1928, quando il team italiano conquistò un argento ad Amsterdam. Che dire di Paltrinieri che è diventato il primo italiano di sempre a vincere una medaglia in tre edizioni consecutive delle Olimpiadi.

O ancora delle ragazze della spada che, in una finale combattutissima proprio contro la Francia che giocava in casa e patria di questa disciplina, sono riuscite ai tempi supplementari a battere la squadra transalpina. Un oro che è il primo olimpico per l’Italia nella spada a squadre femminile, una disciplina in cui avevamo raggiunto solo una finale, nel 1996 ad Atlanta, peraltro perdendo proprio contro la Francia.

Le nostre campionesse hanno nomi e cognomi!

Nulla è andato storto, dunque. Vorremmo poter dire così, ma purtroppo non lo è perché ancora una volta i giornali ci hanno messo lo zampino. Tutto sembra volter sminuire le vittorie delle donne per esaltare quella del bravissimo Paltrinieri. Un indizio? Se nei titoli Gregorio viene chiamato per nome e definito “infinito” (stessa cosa accaduta per Nicolò Martinenghi, anche lui oro nel nuoto), le giovanissime Alice D’Amato, Manila Esposito, Angela Andreoli, Elisa Iorio e Giorgia Villa vengono chiamate unicamente “Fate”, senza doverosamente citarle una a una.

E sì che 96 anni di assenza dal podio non sono proprio “briciole”. E nemmeno lo è la prestazione, solo per citare quella più eclatante e senza sminuire le compagne, di Alice D’Amato che riesce ad ottenere un punteggio di 14.666 alle parallele, battendo Simone Biles, la ginnasta statunitense considerata la migliore al mondo, che ha totalizzato 14.400.

Peggio ancora si fa con Rossella Fiamingo, Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Mara Navarria che sono additate con “l’amica di Diletta Leotta, la francese, la psicologa e la mamma”. E poco conta se ci si prova a salvare in corner – dopo le mille critiche ricevute sui social dove questi “titoloni” sono ben presto diventati virali – con “l’amica di Diletta Leotta” che si trasforma ne “la musicista”.

Ormai tutto l’impegno profuso dalle nostre campionesse nei nove assalti, con la rimonta decisiva e quella stoccata ben oltre il tempo regolamentare, viene limitato a dei banali epiteti che nulla restituiscono alla grandezza di queste atlete.

Discorso a parte va fatto per Rossella per cui viene urlato ai quattro venti essere non la spadista oro a Parigi 2024 ma la “fidanzata di Paltrinieri” (con tanto di decine di articoli a riguardo). E allora noi le vogliamo chiamare per nome, a una a una: grazie a Alice, Manila, Angela, Elisa, Giorgia, Rossella, Alberta, Giulia, Mara e, ovviamente, grazie anche a Gregorio. Campionesse e campioni dal nome e dal cognome che deve risuonare forte e chiaro.

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