Questo e molto altro è reso possibile dalle Banche del Tempo, delle associazioni che, come suggerisce la definizione, si basano sullo scambio gratuito e volontario di tempo, un bene personale e dal valore inestimabile.
Una torta per una festa di compleanno in cambio di un massaggio terapeutico. Lezioni di chitarra classica in cambio di ripetizioni di inglese. Un corso di ballo latino-americano in cambio di qualche ora di babysitting. O, ancora, giardinaggio in cambio di riparazioni idrauliche. Questo e molto altro è reso possibile dalle Banche del Tempo, delle associazioni che, come suggerisce la definizione, si basano sullo scambio gratuito e volontario di tempo, un bene personale e dal valore inestimabile.
Le prime Banche del Tempo italiane sono nate alla fine degli anni Ottanta in Emilia-Romagna, istituzionalizzando, per così dire, alcune consuetudini di buon vicinato e di aiuto reciproco e proponendo una filosofia di vita fondata sullo scambio e sulla cooperazione tra le persone piuttosto che sull’acquisto e sul consumo. Nel corso degli anni, queste associazioni sono diventate una realtà diffusa su tutto il territorio italiano: l’Osservatorio Nazionale delle Banche del Tempo (Tempomat), che è stato operativo dal 1995 al 2002, ne aveva censite ben 300; maggiori informazioni, oltre a segnalazioni, documenti e notizie aggiornate, sono reperibili sul sito dell’Associazione Nazionale Banche del Tempo – che rappresenta un tentativo di coordinamento, anche se, al momento, limitato a 169 realtà -, e su quello delle Banche del Tempo di Roma.
È comunque un dato piuttosto significativo e incoraggiante che il numero di questo tipo di associazioni sia oggi in continuo aumento: ad esempio, molte Regioni e Comuni italiani offrono sui propri siti istituzionali una serie di istruzioni su “Come fondare una Banca del Tempo” – chiunque, infatti, può prendere l’iniziativa: sono sufficienti poche risorse materiali, motivazione e buona volontà -, a dimostrazione dell’interesse e della curiosità che il fenomeno riesce a suscitare.
Ma in cosa consiste, esattamente, una Banca del Tempo? L’idea di fondo è che ciascuno possa valorizzare il proprio tempo investendolo nello scambio con altre persone, come si fa con il denaro all’interno di una comunissima banca o cassa di risparmio. L’investimento nasce dalla consapevolezza che tutti noi siamo portatori non soltanto di bisogni ma anche di risorse: e sono proprio queste risorse individuali – dalla capacità di preparare torte e cibi succulenti, alla conoscenza delle lingue straniere; dalla bravura nel disegno a mano libera, all’abilità nel ricamo o nell’uncinetto -, che possono essere offerte e messe a disposizione degli altri. All’interno della Banca del Tempo, infatti, non si fa una comune attività di volontariato, ma si offre per ricevere, e si riceve per offrire: un meccanismo che, sul medio e lungo periodo, permette di generare una vera e propria rete di rapporti umani paritari, di amicizia e di solidarietà, tra i “correntisti”. Con il vantaggio di rendere chi partecipa maggiormente consapevole del valore del proprio tempo.
Vi chiederete come si faccia, in concreto, a scambiare un qualcosa di tanto astratto come il tempo. A ben vedere, il meccanismo è del tutto analogo all’accensione di un conto corrente bancario. Chi aderisce all’iniziativa specifica quali sono le proprie risorse, e cioè quei saperi, attività e servizi che potrebbe mettere a disposizione degli altri, e deposita nel proprio conto un certo numero di ore da investire. A volte, può essere richiesto il versamento di una quota associativa, il cui ammontare varia a seconda dei casi. Le ore si spendono quando si desidera ricevere un servizio e si acquisiscono nel momento in cui si sceglie di offrirlo: dato che la filosofia di fondo è “dare per ricevere”, il conto corrente di ciascuno deve tendere ad avere un saldo pari a zero – anche per scongiurare il pericolo “scrocconi”.
l valore di ciascuna prestazione e di ciascun servizio è determinato esclusivamente dal numero di ore impiegate per svolgerlo, a prescindere dal tipo di prestazione o di servizio scambiato, dal suo valore economico e dal ceto sociale, dal livello di istruzione, dalla professione e dall’età di chi l’ha scambiato. Quindi, un’ora trascorsa a fare da babysitter ad un bambino può essere scambiata con un’ora di ripetizioni di latino, due ore impiegate a preparare una torta di compleanno possono essere scambiate con due ore di giardinaggio e così via.
Un esempio concreto e piuttosto riuscito di questa rete di solidarietà e collaborazione è rappresentato dalla Banca del Tempo del VI Municipio di Roma: con 1300 iscritti di ogni età (l’unica condizione per diventare “correntisti” è aver compiuto 18 anni), e circa 500-600 ore scambiate mensilmente, l’esperienza di questo sportello romano può considerarsi un vero successo. La Banca del Tempo del VI Municipio è nata nel 1999 come “banca tematica“: è infatti conosciuta soprattutto come Banca della Musica in quanto, sin dalla sua creazione, mette a disposizione di tutti gli aderenti corsi e laboratori musicali per adulti e bambini e dal 2002 è riuscita ad allestire un coro composto da ben 60 elementi tra voci e strumenti.
L’esperienza delle Banche del Tempo propone un modello di collaborazione che può essere utile a combattere la solitudine, l’isolamento e i piccoli-grandi problemi che si possono incontrare nella vita di tutti i giorni. E, senza dubbio, rappresenta un’ottima forma di investimento per quanti vi aderiscono: oltre ad offrire ai “correntisti” la possibilità di fare fronte ad alcune necessità del quotidiano con lo scambio di ore anziché di denaro, la Banca del Tempo permette alle persone di incontrarsi, di conoscersi, di socializzare, di superare barriere culturali, etniche e anagrafiche e di creare delle piccole comunità di cittadini attivi, volenterosi e attenti alle esigenze e alle difficoltà degli altri. Il tutto ricordandoci che il nostro tempo è prezioso e che va speso bene. A conti fatti, non mi sembra poco.