Cosa hanno in comune le ginnaste olimpiche con noi? Apparentemente nulla ma ci insegnano alcune cose fondamentali che riguardano l'equilibrio
Cosa hanno in comune le ginnaste olimpiche con noi? Apparentemente nulla ma ci insegnano alcune cose fondamentali che riguardano l’equilibrio
Le Olimpiadi di Tokyo in questi giorni ci stanno facendo riscoprire la bellezza, la forza e l’eleganza delle ginnaste. I salti mortali acrobatici, le capriole e in generale gli esercizi eseguiti da queste sportive di altissimo livello sono tra le abilità più complesse che si possano avere (o sognare). Ma anche noi “comuni mortali” possiamo imparare qualcosa da questi movimenti perfetti e difficilissimi?
A svelare alcune similitudini tra le ginnaste olimpiche e le persone comuni, sottolineando cosa possiamo imparare dagli allenamenti e dalla precisione delle “farfalle”, è
Edith Cowan University in un articolo su The Converation.Come fanno le ginnaste a completare spettacolari manovre acrobatiche? Tutto parte dall’energia che, nella maggior parte dei casi, proviene dal salto eseguito all’inizio dell’esercizio, spesso dopo una rincorsa utile ad acquisire lo slancio necessario.
Ma la potenza nel salto ha poco a che fare con la potenza dei muscoli della ginnasta quanto piuttosto viene generata da un pavimento elastico o dal trampolino. Per “sintonizzare” perfettamente la molla delle gambe, così da sfruttare al meglio la superficie elastica, le ginnaste pre-attivano i muscoli prima di toccare il pavimento per iniziare il salto, adottando una configurazione articolare molto specifica che offre la perfetta rigidità delle gambe. Per arrivare a questo risultato sono necessarie tantissime ore di pratica, nel corso di molti anni.
Se poi la ginnasta si sposta sulla trave, che non è elastica, a quel punto deve adattarsi con precisione alla nuova superficie.
Sembra una cosa molto tecnica ma, a ben guardare, lo facciamo tutti in una certa misura. Camminiamo, corriamo e saltiamo su superfici che hanno rigidità molto diverse: pensiamo al cemento, all’erba o alla sabbia.
Non riuscire a regolare a seconda delle superfici la rigidità della gamba può aumentare il costo energetico del movimento, causando affaticamento e potenzialmente aumentando il rischio di caduta. Questo può essere estremamente pericoloso, in particolare per le persone anziane che, in caso di caduta, rischiano fratture dell’anca.
Quello che ci mostrano le ginnaste dunque, sia pure ad un livello decisamente superiore rispetto a ciò che potremmo fare noi, è l’importanza di esercitarsi a camminare su una serie di superfici diverse.
Percorriamo allora ad esempio sentieri di montagna, soprattutto quelli dove si alternano rocce, terra ed erba a strada sterrata o asfaltata ma anche su spiagge sabbiose o in acque poco profonde e mosse (esercizio utile anche ad affinare l’equilibrio).
Le ginnaste devono poi anche saper completare una serie di capriole e salti mortali, per questo hanno bisogno di molta energia rotazionale, la maggior parte della quale proviene dalla rincorsa iniziale e dal salto.
Di conseguenza è molto importante che la ginnasta si lanci dal pavimento, dal trampolino o dalla trave con la corretta energia rotazionale per eseguire la manovra acrobatica, il che richiede un’enorme precisione. Queste incredibili sportive possono eseguire una dopo l’altra diversi tipi di acrobazie cambiando direzione, ma come fanno?
Ruotando le braccia per cambiare il senso di rotazione. Anche in questo caso, in realtà, nel nostro piccolo facciamo lo stesso tutte le volte che cerchiamo di non cadere. Infatti, ruotando le braccia nella direzione opposta a quella in cui stiamo cadendo, possiamo tentare di riportare il nostro corpo in posizione eretta.
Le ginnaste si allenano quotidianamente a migliorare il proprio equilibrio ma anche noi possiamo farlo. Come? Ad esempio stando su una gamba sola per svolgere le attività quotidiane, camminando lungo alcune linee sulla strada (o meglio ancora sulle travi di equilibrio nelle aree giochi per bambini) ma anche semplicemente stando in piedi mentre infiliamo calzini o pantaloni.
Fonte: The Conversation
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