Per fortuna c'è Berrettini che baciando il suo trofeo, stringendo al cuore il simbolo del suo secondo posto, insegna che si vince anche perdendo
Londra, 11 luglio 2021. Una data che gli amanti dello sport ricorderanno per la conquista da parte dell’Italia dei Campionati Europei di Calcio 2020. Ma quel giorno a Wimbledon si è disputata un’altra gara, che ha visto come protagonista un italiano: Matteo Berrettini. Il tennista romano è stato battuto da Djokovic ma è uscito a testa alta abbracciando comunque il suo “secondo” posto. Nessun italiano era mai arrivato così in alto, a giocare una finale di Wimbledon.
Classe ’96, ad appena 25 anni l’atleta ieri ha sfidato uno degli Dei dell’Olimpo del tennis: Novak Djokovic. Si è battuto unendo tecnica sopraffina e cuore sui prati di Wimbledon, mentre a pochi km la Nazionale di Calcio si preparava alla finalissima con l’Inghilterra, che giocava in casa. Sfida persa per la squadra inglese. E come spesso accade, mandare giù un secondo posto può rivelarsi un pasto indigesto, inutile negarlo.
Mattero Berrettini, dall’alto dei suoi 25 anni, invece ha dato un esempio forte. Ha cercato con tutta la sua forza e la sua bravura a tenere testa alla Dea Kali, che ieri ha preso davvero tutto, meritando il gradino più alto del podio. Per fortuna c’è Berrettini che baciando il suo trofeo, stringendo al cuore il simbolo del suo secondo posto, insegna a noi ma soprattutto ai più giovani che si vince anche perdendo, che bisogna riconoscere i meriti altrui. Non sempre, nonostante gli sforzi, la fatica, si può ottenere tutto quello che si vuole. Ma bisogna comunque provarci con tutte le proprie forze, senza la paura di sbagliare. Un messaggio molto importante che dovremmo imparare fin da bambini.
Incredibili sensazioni da gestire, anche in questo Novak è più bravo di me – sono state , le prime parole a caldo di Berrettini durante la cerimonia di premiazione.
Il tennista romano ha voluto subito rendere omaggio al numero 1 al mondo:
Sta scrivendo la storia di questo sport, merita tutto. Sono contento della mia finale spero che non sarà l’ultima. È stato un onore, bellissima sensazione essere qui. Ringrazio la mia famiglia, il team, gli amici. È stato un lungo cammino, per me non è una fine ma l’inizio di una carriera. Continuiamo a provarci.
Perdere fa male, è inutile essere ipocriti. Ma fa parte del gioco e Berrettini è già pronto a ripartire. Non sarà uscito vincitore da Wimbledon ma è stato accompagnato da tantissimi applausi da parte di tutto il pubblico del Centre Court.
Per il tennista allenato da coach Vincenzo Santopadre si trattava dell’ottava finale in carriera, la quarta in questa stagione: ha vinto quelle di Belgrado 1 (battendo Karatsev) e del Queen’s (superando Norrie) mentre ha perso quella del “1000” di Madrid (contro Zverev).
Grazie alla finale a Wimbledon Berrettini eguaglierà il best ranking: da oggi infatti è alla posizion n.8 scavalcando un altro gigante: Federer.
E come ha detto lui stesso: “Questo è solo l’inizio”…
Nessun italiano era mai arrivato così in alto, a giocare una finale di Wimbledon. Matteo Berrettini ci hai fatto sognare e, soprattutto, ha regalato una grande lezione a tutti su come si perde. Grazie di tutto, solo applausi!
Fonti di riferimento: Federtennis
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