Una recente ricerca ha analizzato l’eccessivo allenamento e gli effetti sulla frequenza cardiaca e anche sull’umore degli atleti, con l’obiettivo di prevenire problemi associati al sovrallenamento e sottolineare l'importanza del giusto riposo.
Per sviluppare la forma fisica gli atleti stressano il corpo con l’allenamento e, successivamente, attraverso il recupero il fisico si adatta ed è in grado di accogliere uno stress maggiore nel workout successivo.
Controllare la quantità adeguata di stress e recupero, quindi, è essenziale per migliorare le prestazioni, nonché per prevenire infortuni e problemi associati al sovrallenamento.
I ricercatori del Laboratorio di Psicologia dello Sport e dell’Istituto di ricerca sullo sport dell’UAB hanno studiato gli effetti che l’intensità dell’allenamento ha sui ciclisti in termini di stati d’animo, e la loro capacità di adattarsi a maggiori carichi di allenamento valutati utilizzando la variabilità della frequenza cardiaca (HRV).
(Leggi anche: Troppo sport fa male: non bisogna superare le 7 ore e mezza di allenamento a settimana)
Lo studio
La ricerca, pubblicata sulla rivista PeerJ, è stata condotta attraverso un’analisi di sei settimane delle risposte, che cinque ciclisti dilettanti hanno dato allo stress fisico che hanno subito durante l’allenamento.
Una volta completato, i ciclisti hanno anche risposto a questionari su come avevano percepito lo sforzo fisico. Hanno misurato la loro frequenza cardiaca e registrato il loro stato d’animo.
I ricercatori sostengono che un cambiamento di umore e/o di frequenza cardiaca negli atleti, il giorno dopo l’allenamento, potrebbe servire come indicatore dell’intensità del workout, segnalando se è stato adeguato o troppo intenso per lo stato fisico dell’atleta.
Lo studio ha osservato che, più intenso è l’allenamento peggiore è l’umore il giorno successivo e minore è la frequenza cardiaca.
L’obiettivo della ricerca era esplorare la relazione tra tre aspetti: allenamento, variabilità della frequenza cardiaca e umore.
Con questo studio i ricercatori volevano capire quando un atleta deve riposare perché il suo sistema è saturo, e quando può allenarsi, con più o meno intensità, perché il suo corpo è pronto ad assimilare il carico di allenamento.
I risultati ottenuti sono un primo passo per mettere a punto un sistema di monitoraggio che tenga conto sia dei carichi di allenamento interni sia esterni, oltre che dello stato d’animo e della variabilità della frequenza cardiaca.
L’obiettivo è aiutare gli atleti ad adattarsi al proprio allenamento, e prevenire lesioni che possono derivare dal sovrallenamento.
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Fonte: PeerJ
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