“Consumare entro” e “consumare preferibilmente”, da oggi le date di scadenza dei cibi sono più semplici per le aziende

L'Efsa ha realizzato un nuovo strumento per le aziende che le aiuta a mettere la modalità di scadenza migliore evitando sprechi alimentari

Sulle etichette alimentari vi è ancora parecchia confusione, in particolare in merito alla dicitura “da consumare entro” o “da consumarsi preferibilmente entro”. Anche le aziende alimentari spesso non sanno quale è la migliore da applicare ai propri prodotti. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha deciso di fare chiarezza per evitare il più possibile sprechi alimentari.

Un team di esperti europei ha sviluppato un sistema per aiutare le aziende alimentari ad applicare correttamente la dicitura “da consumare entro” o “da consumarsi preferibilmente entro”. Come sicuramente ricorderete, nel primo caso la data di scadenza è tassativa per evitare possibili problemi di salute mentre nel secondo caso si avvisano i consumatori che, superato quel giorno, il cibo rimane sicuro da mangiare ma potrebbe aver perso la sua qualità e alcune caratteristiche nutrizionali.

Il nuovo strumento messo a disposizione dall’EFSA per le aziende alimentari si compone di 10 domande e relative risposte per aiutare a decidere se utilizzare una data “da consumare entro” o “da consumare preferibilmente entro”. Una decisione che deve essere presa in base al prodotto, considerando i pericoli rilevanti, le caratteristiche, le condizioni di lavorazione e di conservazione.

Si tratta in pratica di un albero decisionale che, caso per caso, e domanda dopo domanda, conduce alla scelta dell’una o dell’altra opzione.

@EFSA

Tutto questo è fatto nell’ottica di evitare gli sprechi alimentari. Un problema molto serio considerando che la Commissione europea ha stimato nel 2018 che fino al 10% degli 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari generati ogni anno nell’Ue è collegato alla data di scadenza sui prodotti.

Nel 2019, la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha affermato che si ritiene che l’incertezza dei consumatori sulle scadenze riportate sopra le etichette degli alimenti confezionati contribuisca a circa il 20% degli sprechi alimentari che avvengono nelle case americane.

“Informazioni chiare e corrette sulla confezione e una miglior comprensione e applicazione dell’indicazione della data appropriata sugli alimenti da parte di tutti i soggetti coinvolti possono contribuire a ridurre gli sprechi alimentari nell’UE, pur continuando a garantire la sicurezza degli alimenti. Il parere scientifico rappresenta un passo avanti in tale direzione” ha dichiarato Kostas Koutsoumanis, presidente del gruppo di esperti EFSA sui pericoli biologici.

Gli argomenti trattati nelle domande includono la conservazione congelata del prodotto, se l’alimento riceve un trattamento per eliminare eventuali pericoli, il potenziale di una nuova contaminazione prima dell’imballaggio, se il prodotto supporta la crescita o la produzione di tossine di batteri patogeni e la presenza di conservanti oltre che l’atmosfera di stoccaggio.

Per fare un esempio, se non vi è alcuna fase di eliminazione dei patogeni o esiste la possibilità di nuova contaminazione dopo tale trattamento, si prevede che il rischio per il consumatore aumenti durante la durata di conservazione ed è richiesta di conseguenza una data di scadenza.

Gli esperti dell’EFSA hanno anche esaminato i fattori da considerare per stabilire fino a quando un determinato alimento rimane sicuro e di qualità in caso di confezioni intatte.

Considerate infatti che in alcuni paesi è consentita la commercializzazione di alimenti oltre la data “da consumarsi preferibilmente entro”, a condizione che l’alimento sia idoneo al consumo umano.

A causa della variabilità tra i prodotti e le abitudini dei consumatori, gli esperti  non hanno potuto fornire limiti di tempo precisi per il cibo donato o commercializzato oltre la data di scadenza.

Nel 2021 arriverà comunque un ulteriore parere scientifico, sempre opera dell’EFSA, sulle condizioni di conservazione e i limiti per il consumo dopo l’apertura.

Fonti: EFSA / FSN

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