Vaiolo delle scimmie: aumentano i casi, ma secondo l’OMS non è ancora emergenza sanitaria globale

Più di 3.400 casi confermati di vaiolo delle scimmie e un decesso sono stati segnalati all’Organizzazione mondiale della sanità, la maggior parte dei quali dall'Europa. Non si frena l'epidemia del Monkeypox virus, mentre l'OMS non l'ha ancora classificata come emergenza sanitaria globale

Dallo scorso 17 giugno sono stati segnalati all’OMS 1.310 nuovi casi, con otto nuovi Paesi che hanno segnalato casi di vaiolo delle scimmie.

Eppure il Monkeypox non è ancora un’emergenza sanitaria globale, come ha stabilito la stessa Organizzazione mondiale della Sanità la scorsa settimana, anche se il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus avrebbe espresso profonda preoccupazione per l’epidemia riconoscendolo come una “minaccia per la salute in evoluzione”.

L’OMS ha inoltre affermato in una dichiarazione separata che, sebbene ci siano alcune opinioni divergenti all’interno del comitato, alla fine si è concordato per consenso sul fatto che in questa fase l’epidemia non è un’emergenza di salute pubblica di interesse internazionale (PHEIC).

L’etichetta “emergenza globale” attualmente si applica solo alla pandemia di coronavirus e agli sforzi in corso per eradicare la poliomielite, e l’agenzia delle Nazioni Unite si è ritirata dall’applicarla all’epidemia di vaiolo delle scimmie dopo il consiglio di una riunione di esperti internazionali.

casi vaiolo scimmie

Distribuzione geografica dei casi confermati di vaiolo delle scimmie segnalati o identificati dall’OMS da fonti pubbliche ufficiali, tra il 1 gennaio e il 22 giugno 2022 – ©WHO

Come si trasmette il vaiolo delle scimmie

Nelle aree endemiche, la circolazione di MPXV è probabilmente mantenuta attraverso diversi mammiferi tra i quali i primati, con occasionali eventi di trasmissione all’uomo attraverso il morso o il contatto diretto con il sangue, la carne, i fluidi corporei o le lesioni cutanee/mucose degli animali infetti.

La trasmissione interumana avviene attraverso il contatto stretto con materiale infetto proveniente dalle lesioni cutanee di una persona infetta, nonché tramite droplet in caso di contatto prolungato faccia a faccia e attraverso fomiti.

Inoltre, il virus può essere trasmesso per contatto diretto con i fluidi corporei di una persona infetta, il contatto di mucose o cute non intatta con lesioni esantematiche aperte o con oggetti contaminati come fomiti o indumenti. Nell’attuale focolaio di MPX umano la natura delle lesioni presenti in alcuni casi, suggerisce che la trasmissione sia avvenuta durante i rapporti sessuali. La trasmissione attraverso il contatto con la pelle intatta è meno probabile, ma non può essere esclusa.

I sintomi del Monkeypox virus

L’infezione sistemica si caratterizza per:

  • febbre e brividi
  • cefalea
  • mialgia
  • dolore alla schiena
  • spossatezza
  • linfoadenopatia
  • vescicole e pustole, così come anche lesioni cutanee a grappolo soprattutto sul viso e ingrossamento dei linfonodi

Normalmente la malattia ha un andamento benigno e dura dalle 2 alle 4 settimane, ma i soggetti immunocompromessi e i bambini potrebbero avere bisogno di più tempo per guarire.

La diagnosi si fa tramite esami colturali, PCR, immunoistochimica o microscopia elettronica, mentre il trattamento è solo di supporto con farmaci antivirali.

Fonte: WHO

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