Il terremoto e gli effetti negativi sul cuore

Tra le tante conseguenze di un terremoto come quello che ha colpito il centro Italia c’è anche una forte dose di stress che può avere effetti molto negativi sulla salute sia a breve che a lungo termine. Particolarmente a rischio è il cuore non solo delle persone che hanno già problemi cardiocircolatori ma anche di quelle sane.

Tra le tante conseguenze di un terremoto come quello che ha colpito il centro Italia c’è anche una forte dose di stress che può avere effetti molto negativi sulla salute sia a breve che a lungo termine. Particolarmente a rischio è il cuore non solo delle persone che hanno già problemi cardiocircolatori ma anche di quelle sane.

Un evento drammatico come quello a cui stiamo assistendo comporta uno stress acuto di cui ovviamente risente tutto l’organismo. Non è un caso che quando si presentano calamità naturali arrivano prontamente sul posto psicologici specializzati per sostenere la popolazione nell’affrontare il trauma. Questo è fondamentale per il benessere del sistema nervoso ma anche per la salute del cuore dato che, come sottolineano i cardiologi che nei prossimi giorni si riuniranno a Roma per il Congresso dell’European Society of Cardiology (Esc 2016), l’emotività in queste situazioni può aumentare il rischio cardiovascolare del 15%.

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Non si tratta solo di un pericolo imminente di questi primi giorni, quelli più traumatici, ma di una situazione che si può trascinare anche per mesi o anni se non viene trattata al meglio. Di fondamentale importanza quindi avere un sostegno di tipo psicologico oltre che pratico.

Non solo chi già soffre di cuore, ma anche persone che sono in buona salute devono stare attente al proprio benessere psico-fisico, come sottolinea Franco Romeo presidente della Societa’ italiana di cardiologia (Sic):

“Una situazione fortemente e intensamente stressante può colpire una persona senza patologie. Si chiama sindrome di tako-tsubo (cardiomiopatia da stress) che provoca una sorta di necrosi nella parte apicale del cuore, modificando la forma del ventricolo in una specie di cestello (tsubo) usato dai pescatori giapponesi per la pesca del polpo (tako). Ma i rischi aumentano anche nei mesi successivi all’evento drammatico, come e’ stato studiato anche nel caso dell’attentato delle Torri gemelle. L’eleborazione del lutto, lo stress che permane se non vengono risolte le condizioni sociali causate dall’evento sono condizioni negative per la salute cardiaca”.

Ma cosa succede esattamente al nostro organismo quando è sottoposto ad un trauma di questo tipo? Il forte stress attiva un sistema di allarme dell’organismo che produce in grandi quantità ormoni come adrenalina, noradrenalina e glucocorticoidi, aumentano poi pressione e battiti cardiaci. Tra l’altro la grande paura induce anche una maggiore secrezione di globuli bianchi che si riversano nel sangue. A lungo andare questa situazione affatica l’apparato cardiocircolatorio con possibili serie conseguenze. Gli effetti di quello che sta accadendo oggi, se non si mettono subito in campo politiche di assistenza psicologica e sociale, potrebbero essere ben visibili tra 5-10 anni con un aumento di persone ammalate di cuore.

Dopo un terremoto dagli effetti devastanti come quello a cui stiamo assistendo non è difficile sviluppare uno stato di stress cronico che porta con sé sintomi come tachicardia, ansia, depressione, attacchi di panico, cefalea o insonnia.

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E c’è infine anche un altro fattore di rischio per la salute della popolazione e dei volontari impegnati sul posto: l’esposizione a polveri sottili ed inquinanti. In questo caso però le conseguenze sono a carico del sistema respiratorio e degli occhi.

Francesca Biagioli

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