C'era una volta la Talidomide, un farmaco che definire pericoloso è un eufemismo. Diffusa negli anni '50 dalla Grünenthal, la sostanza fu assunta dalle donne in gravidanza, con un 'effetto collaterale' piuttosto grave. I neonati avevano gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti. Oggi, dopo 50 anni, le scuse della casa farmaceutica
C’era una volta la Talidomide, un farmaco che definire pericoloso è un eufemismo. Diffusa negli anni ’50 dalla Grünenthal, la sostanza fu assunta dalle donne in gravidanza, con un ‘effetto collaterale’ piuttosto grave. I neonati avevano gravi alterazioni congenite dello sviluppo degli arti. Finalmente, dopo 50 anni la casa farmaceutica Grünenthal, che inventò la Talidomide ha offerto le proprie scuse agli ammalati e alle loro famiglie.
Una magra consolazione per chi da decenni è costretto a convivere con una situazione davvero grave, per colpa di un farmaco basato sul principio attivo “thalidomide“. I bambini nati dalle donne che avevano assunto la Talidomide erano affetti dalla cosiddetta amelia (assenza degli arti) o da vari gradi di focomelia (riduzione delle ossa lunghe degli arti), generalmente più a carico degli arti superiori che quelli inferiori.
Il farmaco fu messo in commercio dopo 3 anni di prove su animali. In Italia fu venduto ufficialmente dal 1959 al 1962 ma fu ritirato dal commercio in seguito alla scoperta della teratogenicità, ossia dei danni provocati al feto. Da allora sono trascorsi esattamente 50 anni.
Tanto tempo c’è voluto per ottenere almeno le scuse. “C’é un leggero sollievo nel sapere delle scuse, ma anche e soprattutto rabbia dopo che per 50 anni si sono rifiutati di riconoscerci, e hanno opposto un muro di gomma ai nostri tentativi di farci sentire” ha detto all’Ansa Vincenzo Tomasso, una delle vittime italiane di questo farmaco che oggi presiede l’Associazione Thalidomidici Italiani. Tomasso è una delle vittime degli effetti del farmaco, avendo malformazioni ad entrambi gli arti superiori. “Speriamo che ora alle parole seguano i fatti, soprattutto sotto forma di indennizzi che sono necessari per delle persone che sono vicine alla vecchiaia e che spesso non sono autosufficienti“.
“Le scuse sono sempre importanti anche se a 50 anni di distanza – afferma Tomasso – ma siamo rammaricati del fatto che né noi né le altre associazioni internazionali di vittime siamo stati invitati alla cerimonia di inaugurazione del memoriale durante la quale sono state pronunciate le scuse Inoltre le vittime italiane, cosi’ come quelle di molti altri paesi, non hanno ricevuto un centesimo dalla Grunenthal“.
Secondo l’associazione, le vittime ancora in vita sono circa 300: “In tutto saranno state circa 6-700 ma molti sono morti proprio a causa del Talidomide“.
Sarà difficile crederlo ma forse, oggi, con l’ammissione di colpa e le scuse da parte della Grünenthal, il boccone da mandare già potrebbe diventare meno amaro.
Francesca Mancuso