Suicidio assistito, per la prima volta in Italia interviene il Sistema Sanitario Nazionale

Anna, nome di fantasia, è riuscita ad ottenere accesso al suicidio assistito con il coinvolgimento diretto del SSN, fornitore del farmaco letale e di un medico di supporto

Una donna triestina di 55 anni, identificata con lo pseudonimo di Anna, ha ottenuto l’accesso al suicidio assistito attraverso il Sistema Sanitario Nazionale (SSN). È la prima volta in Italia che una persona riesce a vedersi riconoscere il farmaco letale interamente tramite il SSN e ad ottenere il coinvolgimento di un medico di supporto.

La sua malattia, una sclerosi multipla secondariamente progressiva diagnosticata nel 2010, l’aveva resa completamente dipendente dall’assistenza. Dopo aver inoltrato richieste alla Asl e successivamente al Tribunale di Trieste, la donna ha ricevuto il farmaco letale dal SSN e il supporto di un medico per l’autosomministrazione.

Anna, che ha scelto di mantenere l’anonimato, ha sottolineato nel suo ultimo messaggio che amava la vita, ma desiderava la libertà di scegliere la propria fine. Ha infatti ribadito:

Io oggi sono libera, sarebbe stata una vera tortura non avere la libertà di poter scegliere.

Come si è svolta la vicenda

La sua storia è stata seguita dall’Associazione Luca Coscioni, che promuove il diritto di scelta alla fine della vita. La donna aveva presentato all’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina la richiesta di morte assistita nel novembre 2022 chiedendo che venissero verificate le sue condizioni per potervi accedere.

Dopo mesi di attesa e ricorsi giudiziari, ha depositato ai carabinieri una denuncia per rifiuto/omissione d’atti d’ufficio nei confronti dell’Azienda sanitaria e ha presentato un ricorso d’urgenza dinanzi al giudice civile.

Il Tribunale aveva quindi chiesto che l’Azienda disponesse verifiche e accertamenti sul caso. Alla fine ha ottenuto il via libera a settembre 2023 dalla Commissione medica multidisciplinare. L’Associazione Luca Coscioni ha spiegato com’è avvenuto il tutto:

Il farmaco letale e la strumentazione sono stati forniti dal SSN e un medico individuato dall’azienda sanitaria, su base volontaria, ha provveduto a supportare l’azione richiesta nell’ambito e con i limiti previsti dalla ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale di Trieste il 4 luglio e quindi senza intervenire direttamente nella somministrazione del farmaco, azione che è rimasta di esclusiva spettanza della donna.

Si tratta della quinta persona a usufruire di tale opzione in Italia, ma la prima a farlo coinvolgendo direttamente il SSN. L’associazione ha auspicato nuovamente l’attivazione di una legislazione più chiara e procedimenti certi per il suicidio medicalmente assistito in Italia, un tema molto richiesto dalle coscienze delle persone.

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