Addio all’attrice Sibilla Barbieri: le ultime parole per rivendicare il suicidio assistito sono un colpo al cuore

Sibilla Barbieri, sfibrata da anni di lotta al cancro e dopo che le è stato negato il suicidio assistito in Italia, ha deciso di recarsi in Svizzera dove è morta

È deceduta Sibilla Barbieri, dopo anni di lotta contro il cancro. Una morte non avvenuta in maniera naturale in quanto la talentuosa attrice, regista e sceneggiatrice ha deciso di porre fine al suo dolore e alla malattia con il suicidio assistito in una clinica svizzera.

La Barbieri era anche consigliera dell’associazione Luca Coscioni, che ha reso pubblica la notizia. La scelta di autosomministrarsi un farmaco letale è stata presa dopo il diniego della sua ASL riguardo all’accesso all’aiuto medico alla morte volontaria.

La commissione medica riteneva che non fosse dipendente da trattamento di sostegno vitale

La motivazione del rifiuto si basava sul fatto che la donna non soddisfaceva tutti e quattro i requisiti stabiliti dalla sentenza Cappato\Dj Fabo della Corte Costituzionale per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita.

La sentenza n. 242/19 stabilisce che una persona può accedervi se è capace di autodeterminarsi, è affetta da una patologia irreversibile, la malattia causa sofferenze fisiche o psicologiche che la persona reputa intollerabili, e infine, è dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

La commissione medica ha giudicato che a Sibilla Barbieri mancasse proprio l’ultimo requisito, ovvero la dipendenza da trattamento di sostegno vitale. La sua scelta di porre fine alla propria sofferenza attraverso il suicidio assistito ha nuovamente suscitato riflessioni sulla complessità e la sensibilità delle questioni legate alla fine della vita e all’aiuto medico alla morte volontaria.

Le ultime parole per rivendicare la sua decisione

Nel suo ultimo video pubblicato online prima di intraprendere il viaggio verso la clinica svizzera, la Barbieri ha motivato così la sua scelta di ricorrere al suicidio assistito:

Questa è una discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali. Per questo ho deciso liberamente di ottenere aiuto andando in Svizzera perché possiedo i 10.000 euro necessari e posso ancora andarci fisicamente. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia che non possono perché non hanno i mezzi, perché sono sole o non hanno le informazioni, come fanno? Questa è un’altra grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio.

Sibilla Barbieri è stata accompagnata in Svizzera dal figlio e dall’ex senatore dei radicali Marco Perduca. Entrambi si sono autodenunciati presso la stazione dei Carabinieri di Roma Vittorio Veneto e rischiano fino a 12 anni di carcere.

Anche Marco Cappato ha fatto lo stesso in quanto legale rappresentante dell’Associazione Soccorso Civile che ha organizzato e sostenuto il viaggio di Sibilla Barbieri. Ad accompagnarli è stata Filomena Gallo, legale difensore e segretaria nazionale dell’associazione.

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