Gela, Taranto, Casale Monferrato: di inquinamento si muore. 12mila decessi in 8 anni

Il rischio di morte è più alto del 4-5% per chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche. Si muore di più in questi luoghi, da Taranto a Gela, passando per Casale Monferrato, dove dal 2006 al 2013 sono stati quasi 12mila i morti

Il rischio di morte è più alto del 4-5% per chi vive nei siti contaminati da amianto, raffinerie o industrie chimiche e metallurgiche. Si muore di più in questi luoghi, da Taranto a Gela, passando per Casale Monferrato, dove dal 2006 al 2013 sono stati quasi 12mila i morti.

Lo rivela la nuova edizione dello studio Sentieri dell’Istituto Superiore di Sanità. I dati riguardano 45 siti, nei quali è emerso che il rischio di morte è del 4-5% più alto rispetto a quello della popolazione generale. In 8 anni, dal 2006 al 2013, i morti sono stati 11.992 persone, di cui 5.285 per tumori e 3.632 per malattie dell’apparato cardiocircolatorio.

Lo studio è stato presentato in via preliminare ieri presso il Ministero della Salute durante il workshop “Un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica nei siti contaminati”.

Il rapporto Sentieri ha preso in esame le caratteristiche e le problematiche di 45 Siti di Interesse Nazionale o Regionale (SIN/SIR) presenti in tutta Italia, dalle miniere del Sulcis alle acciaierie dell’Ilva, dalle raffinerie di Gela al Casale Monferrato, in cui l’eternit continua a essere letale. Ma a parte i casi passati agli onori della cronaca per il triste bilancio dei morti, sono molti i luoghi meno noti in cui la percentuale di morti è più elevata rispetto al resto d’Italia. In queste zone, state esaminate le associazioni con alcune patologie come tumori e malformazioni congenite.

Si tratta di aree in cui vivono 6 milioni di persone, residenti in 319 comuni, e i cui dati sono stati studiati nell’arco di tempo tra il 2006 e il 2013. Sono state 9 le tipologie di esposizione ambientale considerate dallo studio: amianto, area portuale, industria chimica, discarica, centrale elettrica, inceneritore, miniera o cava, raffineria, industria siderurgica.

Secondo lo studio, tra le persone che vivono nei siti contaminati studiati è stato stimato un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al 4% negli uomini e al 5% per le donne.

Per quanto riguarda i tumori maligni la mortalità in eccesso è stata del 3% nei maschi e del 2% nelle femmine. Inoltre, dal 2006 al 2013, nella popolazione generale è stato registrato un eccesso di mortalità per tutte le cause di 5.267 casi negli uomini e 6.725 nelle donne. Per tutti i tumori maligni è stata di 3.375 negli uomini e 1.910 per le donne.

“Sono numeri degni di nota e nel complesso tracciano un quadro coerente con quello emerso dalle precedenti rilevazioni. Questo significa che non vi è stato ancora un generale miglioramento della situazione della contaminazione ambientale a livello nazionale”, ha spiegato all’Ansa Pietro Comba, responsabile scientifico del progetto Sentieri. “I dati da noi prodotti servono sostanzialmente a capire quali sono gli interventi di risanamento ambientale più utili e urgenti a fini di tutela della salute”.

Inquinamento, un killer silenzioso che continua a uccidere.

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Francesca Mancuso

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