“Non spingere mai”: tutto quello che devi sapere sulla stitichezza e il parere del fisioterapista

Stipsi: un problema comune che affligge la vita quotidiana di milioni di persone. Vediamo insieme che cos'è, e a chi possiamo rivolgerci in caso di problemi.

La prima precisazione che bisogna fare è da un punto di vista puramente medico, chiarendo fin da subito che la stipsi o stitichezza non è una patologia bensì un sintomo e come tale si esprime per una causa ben precisa.

Se si fa una breve ricerca in internet vengono proposti tantissimi trattamenti per la stitichezza e la maggior parte sono di tipo sintomatico e non mirano a risolvere la vera causa o le cause.

Cosa è la stipsi (stitichezza)

La stipsi, o stitichezza, è una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può avere un impatto significativo sulla qualità di vita. Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein, che significa “stretto,” riflettendo la difficoltà e l’impedimento tipici nel processo di evacuazione. Di solito, la stipsi si manifesta con evacuazioni rare e poco soddisfacenti, senza una vera sensazione di completo svuotamento, che richiedono uno sforzo eccessivo per l’espulsione delle feci.

Secondo uno studio pubblicato sull’American Journal of Gastroenterology, la stipsi cronica interessa circa il 15% della popolazione globale, con una prevalenza maggiore nelle donne e tra le persone più anziane . In questi casi, lo stress psicologico e condizioni come la depressione possono peggiorare la situazione, influenzando negativamente la frequenza e la qualità delle evacuazioni . La frequenza “normale” di evacuazione varia ampiamente tra gli individui, ma si ritiene che oscillare tra tre volte al giorno e tre volte alla settimana sia tipico per una funzionalità intestinale sana.

L’alterazione del normale transito intestinale è anche associata alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS), una condizione funzionale dell’intestino che spesso sovrappone i suoi sintomi alla stipsi. Uno studio del Journal of Clinical Gastroenterology sottolinea come fino al 25% dei pazienti con IBS sperimenti episodi di stipsi .

Quali sono le cause della stipsi?

Possiamo individuare due tipi di stipsi: acuta(transitoria) o cronica.

La stipsi transitoria è frequente:

  • durante la gravidanza,
  • nei cambi di luogo ed abitudini alimentari (es. viaggi),
  • in persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente,
  • nel periodo che segue interventi chirurgici
  • dopo l’utilizzo di antibiotici.

La stipsi cronica invece può essere causata da:

  • disfunzioni motorie intestinali e/o anorettali
  • da patologie come la diverticolosi,
  • malattie infiammatorie croniche intestinali,
  • tumore del colon-retto.
  • Morbo di Parkinson,
  • Diabete
  • altre malattie neurologiche.

Anche alcuni farmaci (es. anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino.

Spesso la stipsi che di per sé non comporta la presenza di dolori addominali o di gonfiore si sovrappone alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS).

Da cosa è caratterizzata?

I sintomi riportati da chi soffre di stipsi sono vari e spesso limitano significativamente il benessere quotidiano. Ecco una panoramica più dettagliata:

  1. Ridotta frequenza di evacuazioni: la stipsi si manifesta generalmente con evacuazioni meno frequenti rispetto alla media, con meno di tre movimenti intestinali a settimana. Questa irregolarità può portare a un accumulo di feci nell’intestino, generando disagio e senso di pesantezza.
  2. Feci dure o “caprine”: uno dei segni distintivi della stipsi è la presenza di feci particolarmente dure e secche, spesso descritte come “caprine” per la loro forma piccola e rotonda. Questa consistenza rende l’evacuazione dolorosa e faticosa, contribuendo al senso di frustrazione.
  3. Sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione: il ponzamento, ovvero lo sforzo per l’espulsione delle feci, è comune tra i pazienti con stipsi. Tale sforzo può durare a lungo e generare tensione a livello del pavimento pelvico, aggravando la difficoltà a evacuare.
  4. Senso di ostruzione o blocco anale: molti pazienti descrivono la sensazione di avere un ostacolo fisico nel retto che impedisce una defecazione normale. Questo blocco può essere dovuto a un accumulo di feci indurite o a una disfunzione muscolare del pavimento pelvico, che rende difficile il rilassamento necessario per espellere le feci.
  5. Sensazione di evacuazione incompleta: dopo aver evacuato, è comune per chi soffre di stipsi avvertire ancora un senso di peso e pienezza, come se l’evacuazione non fosse stata completa. Questa sensazione persistente può portare a ulteriori tentativi, spesso non risolutivi e accompagnati da disagio.
  6. Ricorso a manovre manuali o utilizzo di ausili: per facilitare l’evacuazione, alcune persone ricorrono a manovre manuali, come la compressione dell’addome o del perineo, o utilizzano ausili come clisteri e supposte. Anche se queste pratiche possono dare sollievo temporaneo, non risolvono il problema alla radice e possono, anzi, incrementare il disagio fisico ed emotivo.
  7. Dolore addominale e gonfiore: la stipsi può essere accompagnata da dolore addominale e gonfiore, soprattutto quando le feci si accumulano nell’intestino. Questo sintomo è spesso più accentuato nei casi di stipsi associata alla sindrome dell’intestino irritabile (IBS), aggravando il senso di disagio.
  8. Nausea e perdita di appetito: quando l’accumulo di feci perdura, possono insorgere nausea e una riduzione dell’appetito, derivanti dalla pressione esercitata dalle feci su altri organi dell’addome.

Diagnosi

L’approccio con il paziente con stipsi si basa inizialmente su un’anamnesi accurata e l’esame clinico. Le procedure diagnostiche utilizzate sono volte ad identificare la causa organica o funzionale della stipsi e saranno scelte dal medico sulla base dei sintomi del paziente e sui dati rilevati clinicamente.

Trattamento

In molti casi sono sufficienti cambiamenti nell’alimentazione, idratazione e nello stile di vita per alleviare i sintomi e gestire la stipsi.
Ecco alcuni consigli:

  • Regolarità negli orari dei pasti: la regolarità nell’alimentazione aiuta il benessere intestinale
  • Dieta con fibre
  • Esercizio regolare: l’attività fisica facilita l’attività intestinale.
  • Adeguato apporto di liquidi: bere acqua aiuta a mantenere un buon transito delle feci che sono più morbide.
  • Dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali.
  • Lassativi: vi si ricorre quando i cambiamenti nell’alimentazione e nello stile di vita non sono sufficienti.

Il parere del fisioterapista

Spesso anche in ambito medico si dimentica che alcune problematiche possano essere natura muscolare e che possano essere risolte o migliorate con la fisioterapia.
La stitichezza è una di queste problematiche, infatti ne esiste un’ulteriore classificazione, la stipsi funzionale da dissinergia del pavimento pelvico ovvero quando c’è assenza di rilasciamento del muscolo puborettale (un muscolo che compone il pavimento pelvico che collega il pube al retto) durante il ponzamento.

Cosa può fare il fisioterapista?

Un pavimento pelvico sano è un pavimento pelvico che si contrae e si rilascia in modo fisiologico, la fisioterapia anche in caso di stitichezza è una valida soluzione e alternativa all’uso di farmaci lassativi e sicuramente di aiuto affiancata ad una alimentazione sana e adeguata per il problema.

Qualche consiglio utile

stipsi posizione corretta

Postura ideale

La postura è una cosa fondamentale, anche in bagno, infatti sempre più studi sottolineano l’importanza della posizione che manteniamo sul WC per favorire la defecazione; quella più diffusa e con i maggiori risultati è la posizione accovacciata, la stessa che si usa in un bagno alla turca.
In questo modo si rilassa il muscolo puborettale che come detto prima potrebbe impedire il normale transito delle feci.
Come possiamo ottenere in casa nostra la posizione accovacciata, senza usare necessariamente una turca?
Possiamo utilizzare un panchetto o una scatola rigida come nell’immagine sotto, posizionata sotto i piedi, fino ad ottenere una posizione in cui le ginocchia superano le anche.

Respirare con il diaframma

Una volta ottenuta la giusta postura sul wc non resta che rilassare il pavimento pelvico e se tutto è nella normale fisiologia la defecazione non dovrebbe avere ostacoli. Un ottimo aiuto viene sicuramente dalla respirazione diaframmatica, anche in bagno!
La respirazione diaframmatica rappresenta una sorta di massaggio per muscoli e organi interni, favorisce la peristalsi intestinale oltre a garantire un benessere psicofisico generale.

Cerchiamo di praticarla ogni giorno, anche 10 minuti mentre ci rilassiamo prima di dormire, ma anche da seduti con la schiena appoggiata allo schienale della sedia, mettiamo una mano sulla pancia e con gli occhi chiusi iniziamo a concentrarci respirando con la pancia anziché con il torace.

Non rinviare lo stimolo!

Più tempo la tratteniamo e maggiore sarà la disidratazione che le feci subiscono nell’intestino: saranno sempre più dure e sempre più difficili da espellere.
Inoltre l’intestino lavora bene se abituato a lavorare alla stessa ora ogni giorno, se siamo precisi e abitudinari lo sarà anche il nostro intestino.

Toilet training

Una pratica utile per chi soffre di stitichezza è quella di regolarizzare l’evacuazione attraverso un vero e proprio training che condizionerà l’intestino a lavorare sempre alle stesse ore.

Come farlo:

  • scegliere un momento del giorno dove non si va di fretta e magari si è soli dentro casa (dopo colazione per esempio)
  • anche se non è presente lo stimolo sedersi sul wc con le dovute precauzioni posturali e rilassare l’addome, respirando con il diaframma questo favorisce il transito intestinale.
  • Non rimanere più di 10/15 minuti, può essere utile alzarsi ogni tanto e risedersi.
  • Non spingere mai; la spinta dovrebbe essere unica e non troppo forte solo nel momento in cui sentiamo che l’ampolla rettale è piena e sta per svuotarsi. Spingere a sfinimento senza stimolo non porta a nulla e può sfiancare il pavimento pelvico.
  • Se si ripetono quotidianamente le sequenze si può tornare ad avere una maggiore regolarità intestinale nel giro di qualche settimana.

Un fisioterapista specializzato saprà individuare le cause che gli competono e risolvere in poche sedute le suddette problematiche, e se dovesse essere necessario saprà indicare al paziente le dovute visite specialistiche e inviarlo dal medico più competente.
Il lavoro in equipe tra medici, fisioterapisti, nutrizionisti e preparatori atletici laureati è la chiave per risolvere molte problematiche, tra cui la stitichezza!

Vi potrebbe interessare anche

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale