Lo smog delle nostre città può rivelarsi letale. Chi è esposto ad alti livelli inquinamento da polveri sottili rischia circa 11 volte di ammalarsi di cuore e di andare incontro all'infarto: lo rivela un nuovo inquietante studio tutto italiano
Quando si parla di effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute si tende immediatamente a pensare a quelli a livello polmonare. In realtà non sono affatto gli unici. Lo smog fa ammalare e può rivelarsi letale, danneggiando non soltanto i polmoni, ma anche il cuore
A confermarlo è un nuovo studio italiano, guidato dai cardiologi del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica, che per la prima volta dimostra che l’aria inquinata può provocare infarti anche ai soggetti che hanno le coronarie “pulite”, portando a uno spasmo prolungato dei vasi.
Le pesanti conseguenze al cuore causate dall’esposizione alle polveri sottili
I numeri messi nero su bianco dagli esperti, e apparsi sulla rivista medica “Journal of American College of Cardiology” (JACC), sono piuttosto inquietanti: chi è esposto ad elevati livelli di inquinamento da particolato fine (PM2.5), causato principalmente dal traffico, rischia 11 volte di più rispetto agli altri soggetti di essere colpito da un’ischemia da spasmo delle coronarie.
Lo studio è stato condotto su 287 pazienti, di entrambi i sessi di età media 62 anni: il 56% di loro era affetto da ischemia miocardica cronica in presenza di coronarie “sane” (i cosiddetti INOCA), mentre il 44% aveva addirittura avuto un infarto a coronarie sane (MINOCA).
Per quanto riguarda l’esposizione all’inquinamento, è stata determinata in base al luogo in cui vivevano. Tutti i soggetti sono stati sottoposti a coronarografia, durante la quale è è stato effettuato un test ‘provocativo’ all’acetilcolina, utile giungere a una diagnosi del meccanismo responsabile dell’infarto. E i risultati si sono rivelati tutt’altro che rassicuranti, visto che il test è risultato positivo nel 61% dei pazienti.
Come sottolineato dal team di medici, la positività del test è risultata molto più frequente tra i soggetti esposti all’aria inquinata, in particolare se anche fumatori e dislipidemici.
“Questo studio dimostra per la prima volta un’associazione tra esposizione di lunga durata all’aria inquinata e comparsa di disturbi vasomotori delle coronarie, suggerendo così un possibile ruolo dell’inquinamento sulla comparsa di infarti a coronarie sane; in particolare, l’inquinamento da particolato fine (PM2.5) nel nostro studio è risultato correlato allo spasmo delle grandi arterie coronariche” chiarisce il dottor Rocco Antonio Montone, Dirigente medico presso l’Unità Operativa Complessa di Terapia Intensiva Cardiologica del Gemelli.
Ma da cosa sono provocati questi spasmi ai vasi del cuore? Secondo quanto spiegato dal dottor Massimiliano Camilli, dottorando di ricerca presso l’Istituto di Cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, potrebbero essere dovuti al fatto che l’esposizione di lunga durata all’aria inquinata determina uno stato di infiammazione cronica dei vasi, con conseguente disfunzione dell’endotelio, ovvero lo strato di rivestimento della parete interna dei vasi.
È necessario combattere lo smog per proteggere il nostro cuore
Quello appena pubblicato è soltanto l’ultimo studio, in ordine di tempo, che ci mette in guardia sulle conseguenze deleterie dello smog sulla nostra salute. Adesso sappiamo con certezza che l’inquinamento da polveri sottili può effere un fattore determinante per gli infarti.
Alla luce dei risultati di questo lavoro limitare l’esposizione all’inquinamento ambientale (possibilmente riducendone le emissioni) potrebbe ridurre il rischio residuo di futuri eventi cardiovascolari correlati alla cardiopatia ischemica, sia su base aterosclerotica, che da spasmo delle coronarie. – conclude il professor Filippo Crea, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Cardiologia della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS – L’uso di purificatori di aria in casa e l’utilizzo delle mascherine facciali quando ci si trova immersi nel traffico delle grandi città potrebbe dunque già essere consigliato ai soggetti a rischio, in attesa di studi che ne valutino il reale impatto sulla riduzione del rischio.
E naturalmente ribadiamo il divieto di fumo e la necessità di uno stretto controllo dei fattori di rischio per tutti, ma ancora di più a chi è esposto all’inquinamento, come chi vive in una grande città.
I dati di questa ricerca non dovrebbero farci dormire sonni tranquilli. Non possiamo più minimizzare l’impatto del traffico delle nostre città, che è legato anche all’insorgenza del 10% di tumori in Europa. Lo smog uccide e non è soltanto un modo di dire…
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Fonte: Policlinico Gemelli
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