L'inquinamento atmosferico ha un impatto molto pesante anche sulle donne in gravidanza: l'esposizione a polveri sottili può diminuire l'età gestazionale e aumentare il rischio di ricorrere al parto cesareo, come emerso da una recente ricerca italiana
Che lo smog sia un vero e proprio veleno per la nostra salute è ormai noto da tempo. Ma adesso un nuovo studio tutto italiano fa luce sugli effetti deleteri delle polveri sottili sulle donne in gravidanza. L’esposizione a queste sostanze inquinanti è stata associata, infatti, ad una riduzione dell’età gestazionale, oltre che all’aumento del rischio di ricorso al parto cesareo. A confermarlo è una ricerca – che ha ricevuto pure il riconoscimento Prix Galien Italian 2022 – condotta dall’Università Statale di Milano e pubblicata sulla rivista Environment International.
Dall’indagine è emerso un aumento dei livelli circolanti di PCSK9, una proteina responsabile della regolazione del colesterolo “cattivo” LDL, nelle donne incinte esposte al particolato atmosferico. Una condizione che ha delle conseguenze che non andrebbero sottovalutate.
L’obiettivo di questa ricerca è stato valutare gli effetti avversi dell’esposizione all’inquinamento ambientale in donne in gravidanza – spiega Chiara Macchi, coordinatrice dello studio e ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano – Durante la gestazione il colesterolo materno ricopre un ruolo importante per la crescita del feto e, in un precedente lavoro, avevamo studiato la relazione tra inquinamento ambientale e livelli di colesterolo: in questo studio la nostra attenzione si è concentrata sulla proproteina convertasi subtilisina/kexina di tipo 9 (PCSK9), uno dei principali regolatori della colesterolemia LDL.
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I risultati dello studio
Per giungere a queste conclusioni il team di ricerca ha dosato i livelli della proteina PCSK9 in 134 donne sane alla 12a settimana di gestazione per valutare se questa potesse essere un precoce marcatore biologico di eventuali complicanze.
In questo complesso scenario, le analisi dei parametri biologici e di quelli inerenti l’intero periodo di gestazione hanno permesso di evidenziare come l’esposizione all’inquinamento ambientale, in particolar modo al particolato < 2.5 mm (PM2.5), faccia aumentare i livelli circolanti di PCSK9 e come tali cambiamenti portino ad una riduzione dell’età gestazionale alla nascita e una crescita del rischio di ricorso al parto cesareo.
Nello specifico, l’età gestazionale alla nascita si riduce di circa una settimana per ogni incremento pari a 100ng/mL dei livelli circolanti di PCSK9.
“Tale effetto è risultato ancor più significativo nei casi di esposizione ad alti livelli di polveri sottili PM2.5. Questi dati sono stati supportati dall’aumento del rapporto di probabilità per i parti cesarei d’urgenza per ogni incremento di 100ng/mL di PCSK9, tendenze osservate sia quando si è considerata l’esposizione al PM10 sia quella al biossido di azoto NO2” chiariscono gli studiosi.
Smog: una grande minaccia (silenziosa) per la nostra salute
Questo studio è l’ennesima conferma del preoccupante impatto che ha lo smog sulla nostra salute. Un’altra recente indagine internazionale ha sottolineato come l’esposizione sin da piccolissimi agli agenti inquinanti presenti nell’atmosfera sia in grado di cambiare enormemente il microbioma dei bambini, con gravi ripercussioni durante la crescita e lo sviluppo; mentre una ricerca realizzata da un team di scienziati di Seul ha dimostrato che l’esposizione (anche per brevi periodi) all’inquinamento atmosferico porta i bambini nello spettro autistico a correre magiori rischi di ricoveri ospedalieri.
Insomma, la scienza parla chiaro in merito ai pericoli legati alle polveri sottili. Eppure il nostro Paese non sta facendo abbastanza per combattere i livelli di smog e tutelare la salute dei suoi cittadini.
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Fonte: Università Statale di Milano
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