Così lo smog combinato ai pollini fa aumentare di un terzo le persone che soffrono di allergie e asma

Una recente ricerca ha rivelato che lo smog può inquinare il polline, che a sua volta potrebbe causare reazioni allergiche, come asma e rinite, anche nei pazienti non allergici

Le malattie respiratorie allergiche come la rinite allergica, la rinocongiuntivite allergica e l’asma, sono condizioni atopiche frequenti che colpiscono circa il 40% della popolazione mondiale e hanno un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.

Su 10 milioni di italiani allergici ai pollini, ben 1 su 3 potrebbe non essere realmente allergico, ma manifestare tutti i classici sintomi, ossia rinite, tosse e asma, solo a causa dell’inquinamento atmosferico

Questo è quanto risulta da uno studio tedesco, pubblicato sulla rivista Frontier Allergy, secondo cui il polline riesce a catturare e a trasportare molte particelle inquinanti come come ozono, biossido di azoto (No2) e particolato, che poi vengono rilasciate nelle vie respiratorie.

Lo smog è un tipo di inquinamento atmosferico che deriva da una miscela di gas e particolato che reagisce con la luce solare.

I gas nello smog includono monossido di carbonio (CO), anidride carbonica (CO2), anidride solforosa (SO2), ossidi di azoto (NO2) e composti organici volatili (COV), nonché ozono. Le particelle trovate nello smog possono includere fumo, polvere, sabbia e polline.

Questo meccanismo intensifica le manifestazioni di ipersensibilità agli allergeni causando tutta la sintomatologia tipica.

Vincenzo Patella, presidente della Società Italiana di Aerobiologia, Medicina e Ambiente (Siama) e direttore UOC di Medicina Interna dell’Azienda Sanitaria di Salerno ha dichiarato:

La prevalenza e la gravità delle malattie allergiche scatenate dai pollini delle piante e da altri allergeni nell’aria sono in aumento in tutto il mondo. Fino a ora si era ipotizzato che questo continuo aumento registrato negli ultimi decenni fosse dovuto alla combinazione di predisposizione genetica e anomalie climatiche, con inverni più caldi che tendono a favorire un carico pollinico sempre più abbondante e duraturo per le fioriture precoci.

E continua:

Anche l’eccessiva esposizione di allergeni ad alcuni inquinanti atmosferici che, negli ultimi anni, hanno raggiunto concentrazioni elevate giocherebbe un ruolo decisivo in questa epidemia di allergia. L’azoto e il particolato, componenti dello smog creato dal traffico, possono alterare il potenziale allergenico e infiammatorio del polline: gli inquinanti infatti entrano nel polline e, una volta raggiunta la via respiratoria, vengono poi rilasciati, potenziando così, da un lato da un lato, i sintomi del paziente allergico, dall’altro innescando reazioni di tipo allergico in persone che hanno sempre mostrato una soglia di sensibilizzazione al polline abbastanza alta.

Secondo gli esperti, quindi, il polline inquinato dallo smog presente nell’aria che respiriamo arriva a scatenare reazioni allergiche anche nei soggetti non allergici.

È di fondamentale importanza migliorare la qualità dell’aria adottando non solo politiche di riduzione del tasso dei principali inquinanti atmosferici, ma anche misure di contenimento del carico di pollini allergenici.

In tal senso, secondo gli studiosi, ciò può avvenire con la progettazione di giardini pubblici soprattutto nelle aree metropolitane con specie anallergiche, come il gelsomino, la camelia e l’erica, in sostituzione di piante come le betulle, i cipressi e gli ulivi.

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Fonte: Max Planck Institute for Chemistry

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