Le particelle di smog si accumulano nel cervello

Lo smog si accumula nel cervello. Pensiamo ai metalli contenuti nei gas di scarico che respiriamo, anche se non lo vorremmo, quando viviamo in città. Ecco, queste particelle che fanno parte dell’inquinamento dell’aria possono raggiungere il nostro cervello.

Lo smog si accumula nel cervello. Pensiamo ai metalli contenuti nei gas di scarico che respiriamo, anche se non lo vorremmo, quando viviamo in città. Ecco, queste particelle che fanno parte dell’inquinamento dell’aria possono raggiungere il nostro cervello.

Si tratta di quanto emerge da un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Università di Lancaster e pubblicato sulla rivista scientifica Pnas. A destare maggiore preoccupazione è il fatto che nei campioni analizzati durante lo studio i ricercatori hanno trovato proprio quelle particelle che altri studi legano alla comparsa del morbo di Alzheimer.

Al centro dell’attenzione di questo studio troviamo Città del Messico, una delle città più inquinate del mondo, e la città di Manchester. Le analisi dei ricercatori hanno riguardato i campioni di tessuto cerebrale di 37 persone. In alcuni casi si trattava di persone che soffrivano di malattie neuro-degenerative.

Che cosa hanno individuato i ricercatori nei campioni di tessuto cerebrale? È stata riscontrata la presenza di nano-particelle di ossido di ferro di forma sferica. Nel corpo umano le particelle di ossido di ferro che si formano naturalmente hanno forma di cristalli.

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La forma sferica delle particelle osservate dai ricercatori corrispondeva invece a quella delle nano-particelle di ossido di ferro che si formano per combustione. Purtroppo sono state trovati anche dei residui di metalli pesanti tipici delle marmitte catalitiche, tra cui il platino.

Queste sostanze sono un pericolo per la salute, soprattutto per quanto riguarda patologie come l’Alzheimer, secondo le parole di Barbara Maher, autrice dello studio. Lo studio è stato pubblicato il 5 settembre con il titolo “Magnetite pollution nanoparticles in the human brain”.

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Lo studio in questione rappresenta la prima prova del fatto che particelle che fanno parte dello smog possano penetrare nel cervello. L’autrice dello studio, dopo aver individuato della particelle di magnetite nell’area di Lancaster si è chiesta se le stesse particelle potessero fare in qualche modo penetrare nel cervello. La forma caratteristica delle particelle individuate nei campioni di tessuto cerebrale è considerata la chiara prova della loro provenienza dall’inquinamento.

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Ora gli esperti si occuperanno di comprendere meglio l’eventuale legame tra inquinamento, danni al cervello e Alzheimer alla luce di queste ultime scoperte. Al momento non esistono prove ma possibilità e osservazioni che andranno certamente approfondite.

Marta Albè

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