Cos’è esattamente la Sindrome emolitica uremica? E come si previene la SEU
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Sindrome emolitica uremica (Seu): sconcertano i casi di decessi di un paio di bimbi in pochi mesi in Puglia. È vero, infatti, che la Seu attacca generalmente i piccoli ed è una malattia rara molto grave. Ma cos’è esattamente la Sindrome emolitica uremica? E come si previene?
Secondo i dati dell’Iss, tra il 2010 e il 2016 in Italia sono stati registrati 380 casi di Seu, con un tasso medio di incidenza di 0,59 nuovi casi all’anno ogni 100mila abitanti in età pediatrica (tra 0 e 15 anni); l’incidenza tra i bambini più piccoli era di 1,70 nuovi casi ogni 100mila abitanti. Ad eccezione della Puglia, dove nel 2013 si è registrato un vasto focolaio epidemico, i tassi più elevati si hanno in Piemonte, Province Autonome di Trento e Bolzano, Veneto ed Emilia-Romagna e, al sud, in Basilicata e in Campania.
Nell’80% dei casi di SEU è stata riscontrata infezione da stipiti VTEC (vero-citossina) appartenenti in totale a 11 sierogruppi diversi. Negli ultimi anni il sierogruppo responsabile del maggior numero di cluster di casi è stato VTEC O26, seguito da VTEC O157 e VTEC O111.
Cos’è la Sindrome emolitica uremica
La Seu è una malattia infettiva rara abbastanza complessa che riguarda l’apparato digerente. Nella prima fase può presentarsi con diarrea (anche emorragica), vomito e dolore addominale, ma poi quasi subito seguono anemia emolitica, trombocitopenia (una quantità di piastrine circolanti inferiore a 15mila/mm3) e insufficienza renale.
Nella sua forma tipica, che tocca l’85% dei casi, la Sindrome è una complicanza di un’infezione intestinale batterica, dovuta a ceppi di Escherichia coli (STEC) produttori di una tossina detta vero-citotossina (VT) o Shiga-tossina (Stx). Si tratta di una tossina che si trasmette principalmente per via alimentare – con l’ingestione di derrate di origine animale contaminate in fase di produzione o di lavorazione (carni contaminate e non sottoposte a cottura completa, latte crudo, latticini non pastorizzati), ma anche attraverso ortaggi o frutti coltivati su terreni fertilizzati o irrigati con reflui da allevamenti bovini infetti. La tossina può anche essere veicolata per contatto con animali infetti o con ambiente contaminato o per trasmissione umana tramite il circuito oro-fecale.
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È per questo motivo che, quando si verificano casi di Seu a scuola o all’asilo nido, si deve prestare assoluta attenzione a norme di igiene personale (lavare correttamente le mani, cambiare indumenti sporchi di feci, sanificazione delle superfici) per evitare la diffusione dell’infezione.
Nella sua forma atipica, la Seu si riconduce invece a fattori genetici, per cui possono essere colpite – anche a distanza di tempo – persone della stessa famiglia. Infine, possono verificarsi rari casi in cui la Seu si sviluppi come una sequenza di un’infezione sistemica da Streptococcus pneumoniae.
I sintomi della Seu e terapie
Se inizialmente la sintomatologia può essere molto simile a quella di una più comune infezione intestinale, come diarrea, nausea e vomito, una volta che la tossina attraversa la parete intestinale può raggiungere il rene e sfociare in sintomi più importanti come:
- insufficienza renale acuta: oliguria (scarsa produzione di urine) o anuria (assente produzione di urine)
- anemia acuta
- trombocitopenia
- sonnolenza
- confusione
- strabismo e convulsioni
- coma, nei casi più gravi
Quasi sempre all’insufficienza renale segue la necessità di un percorso di dialisi. Nei bambini la Sindrome emolitica uremica può avere un decorso grave che in alcuni casi può portare alla morte, ma è ovvio che non è detto. Quel che è importante è intervenire tempestivamente ricorrendo a centri ospedalieri specializzati. Nelle infezioni da STEC i medici non raccomandano la terapia antibiotica.
Contagio della Sindrome emolitica uremica
Come abbiamo accennato prima, il batterio della specie E-Coli si trova soprattutto bovini, le cui feci possono contaminare carne e latte durante la macellazione e la mungitura. Nel caso in cui la carne sia contaminata e poco cotta, può essere trasmesso all’organismo umano, così come nel caso del latte crudo.
Ma il contagio si può verificare anche se si entra in contatto diretto con gli animali o con acqua e vegetali contaminati da feci di ruminanti. Il periodo di incubazione dell’infezione da VTEC (tempo tra l’ingestione del batterio e l’inizio dei sintomi) va da 1 a 5 giorni.
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Come prevenire la Seu
Come per altre infezioni intestinali, è opportuno allontanare le persone con diarrea, soprattutto bambini, dalle comunità finché il problema non sia risolto. In molti casi, per prevenire un contagio sono sufficienti le normali operazioni di pulizia ambientale e di igiene personale e, in caso di diarrea, è utile un monitoraggio delle condizioni del paziente.
L’Istituto superiore di sanità coordina dal 1988 un sistema di sorveglianza delle infezioni da VTECe la rete italiana del sistema di sorveglianza europeo Enter-Net, alla quale fanno capo i laboratori di riferimento presenti sul territorio nazionale.
In genere, per prevenire un’infezione da Seu è necessario:
- lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti
- cuocere tutti i cibi di derivazione animale
- consumare latte pastorizzato
- lavare bene frutta e verdura
- lavare tutti gli utensili e i macchinari
- proteggere i cibi preparati
- evitare le contaminazioni tra cibi, separando i crudi e i cotti
- evitare che persone con diarrea preparino alimenti e assistano soggetti a rischio
- evitare il contatto con feci di ruminanti
- evitare il contatto con acque e suolo contaminati
- non utilizzare per scopi alimentari acque di pozzo o di serbatoio
Germana Carillo