La Sindrome di Asperger (abbreviata in SA) è un disturbo pervasivo dello sviluppo. Ecco tutti i segnali per riconoscerla.
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Disturbo pervasivo dello sviluppo: così si definisce la Sindrome di Asperger (abbreviata in SA), che costringe chi ne è affetto ad avere difficoltà nelle interazioni sociali e ristretti modelli di comportamento e di interessi. Molti sono i tratti in comune con l’autismo: la SA rientra, infatti, nello spettro dei disturbi generalizzati di apprendimento o spettro autistico. Ma ci sono delle sottili differenze. Cos’è allora esattamente la Sindrome di Asperger? E quali sono i segnali per riconoscerla?
Il termine “Sindrome di Asperger” fu coniato dalla psichiatra inglese Lorna Wing in una rivista medica del 1981, quando pubblicò un documento su questa variante dell’autismo ancora poco conosciuta. Il nome è dovuto ad Hans Asperger, uno psichiatra e pediatra austriaco il cui lavoro non fu riconosciuto fino agli anni ‘90.
Chi ha questa sindrome presenta una compromissione delle interazioni sociali, schemi di comportamento ripetitivi e stereotipati e interessi molto ristretti. Diversamente dall’autismo, non si registrano ritardi nello sviluppo del linguaggio o nello sviluppo cognitivo. A soffrirne anche personaggi noti al grande pubblico da Elon Musk a Greta Thunberg,
Cos’è la Sindrome di Asperger
Considerata un disturbo dello spettro autistico “ad alto funzionamento” (High Functioning Autism), sulla Sindrome di Asperger ci sono state ricerche specifiche solo in tempi recenti. Quel che è certo è che la sindrome investe tre aspetti dello sviluppo quali le relazioni sociali, l’uso del linguaggio e gli interessi.
La parentela con l’autismo
Nonostante siano molte le similitudini accertate con l’autismo senza ritardo mentale, non si è ancora risolta la questione se la Sindrome di Asperger e l’autismo di alto livello siano effettivamente due diverse e singole condizioni. Il fatto che fino a poco tempo fa non c’era alcuna definizione “ufficiale” della sindrome di Asperger ha generato grande confusione e soprattutto non ha fatto in modo che genitori e medici avessero delle linee guida sul senso e sulle conseguenze della sindrome di Asperger, includendo il tipo di valutazione diagnostica e il tipo di terapie e interventi giustificati.
Solo nel ’94 la situazione è cambiata con l’introduzione “ufficiale” della Sindrome nel DSM-IV (APA,1994 – Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, ovvero il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la “classifica” per i disturbi mentali o psicopatologici più utilizzati da medici, psichiatri e psicologi di tutto il mondo), in seguito ad un’indagine in cui furono coinvolti più di mille bambini e adolescenti affetti da autismo e da disturbi correlati. Dai risultati emerse che si poteva a pieno titolo includere la sindrome di Asperger in una categoria diagnostica differente dall’autismo, nel gruppo che riguarda comunque i disturbi pervasivi dello sviluppo.
Un passo in avanti, dunque, che però non ha risolto tutti i problemi, perché la conoscenza della sindrome di Asperger ancora ha molti limiti: non se ne conosce la diffusione, quale sia il rapporto tra maschi e femmine e non si ha piena consapevolezza degli eventuali legami genetici.
Sintomi e segnali della Sindrome di Aperger
A caratterizzare la SA è un insieme di sintomi, come il disturbo non verbale dell’apprendimento (Non verbal learning disorder), fobia sociale, schizofrenia, scarsa igiene personale, in alcuni casi una vera e propria repulsione nei confronti dei prodotti sanitari. La sindrome di Asperger viene diagnosticata anche per una serie di condizioni di comorbilità (disturbi non dovuti alla sindrome), come depressione, ansia, disturbo ossessivo-compulsivo.
In genere, i punti chiave sono:
- interazioni sociali compromesse
- attività monotone e concentrazione limitata
- raggio ristretto di interessi
- limitata coordinazione motoria
- vulnerabilità emotiva
- intelligenza nella media o sopra alla media e superiore capacità di memorizzazione
Nello specifico, il sito Mondo Aspie fa un’analisi molto dettagliata delle caratteristiche ricorrenti:
Nell’area affettiva-relazionale-comunicativa possono verificarsi:
- tendenza all’isolamento
- incapacità di interazione verbale efficace
- conversazione ingenua
- incapacità di capire le regole implicite del gioco e della conversazione
- mancanza di empatia e preferenza per la sfera razionale
- bassa soglia di tolleranza alla frustrazione
- ansia
- scarsa attitudine alla mediazione
Nell’area motoria e sensoriale possono verificarsi:
- disturbi sensoriali
- ridotta o eccessiva sensibilità tattile
- difficoltà nel recepire informazioni dall’uso contemporaneo di più canali sensoriale e preferenza per un canale
- mancanza di coordinazione
- difficoltà nell’acquisizione di automatismi
Nell’area cognitiva possono verificarsi:
- tendenza alla sistematicità e alla catalogazione
- difficoltà di comprendere linguaggio specifici, come modi di dire o metafore
- eccessiva attenzione per il particolare e attitudine a dedicarsi a un solo campo di interesse
- iperlessia (acquisizione precoce della capacità di lettura);
- disprassia (difficoltà nell’eseguire sequenze di movimenti coordinati e intenzionali);
- disgrafia
- difficoltà nel riconoscimento dei visi (prosopagnosia)
- gusto particolare per l’umorismo
- rifiuto all’omologazione
Nell’area dell’autonomia possono verificarsi:
- attaccamento a delle abitudini
- scarsa autonomia
- difficoltà di concentrazione, di attenzione e controllo della situazione
- difficoltà nell’organizzazione e nell’esecuzione contemporanea di più compiti
- difficoltà nell’operare rapide scelte
- difficoltà nella previsione di cambiamenti e nella progettazione del proprio futuro