La Sindrome del Cuore Infranto è una vera patologia ed esiste una predisposizione genetica, lo studio tutto italiano

Molte pazienti, soprattutto donne, arrivano in Pronto Soccorso con i sintomi dell’infarto, ma gli esami non rivelano ostruzioni, né cicatrici cardiache, mentre le anomalie funzionali regrediscono spontaneamente nel giro di qualche settimana: è la ‘Sindrome di Takotsubo’, detta comunemente ‘Sindrome del Cuore Infranto’, ed esiste una predisposizione genetica, come ha dimostrato uno studio del Policlinico di Foggia

Non hanno alcun infarto ma sono comunque affette da una vera patologia, la ‘Sindrome di Takotsubo’, detta comunemente ‘Sindrome del Cuore Infranto’, che provoca delle anomalie funzionali ma senza che siano presenti ostruzioni né cicatrici cardiache. Uno studio del Policlinico di Foggia ha dimostrato che esiste una predisposizione genetica per tutte quelle pazienti (soprattutto donne) che ne soffrono.

La ricerca, in particolare, ha valutato l’attività funzionale encefalica mediante Tomo-scintigrafia cerebrale nelle pazienti con la sindrome e sospetta demenza vascolare, riscontrando delle caratteristiche peculiari.

Molte di loro sviluppano la patologia a seguito di un forte stress emotivo ed accedono in Pronto Soccorso con i sintomi dell’infarto miocardico acuto. Tuttavia, contrariamente all’infarto, i medici non osservano ostruzioni al flusso di sangue verso il cuore, né cicatrici cardiache, e le anomalie della funzione cardiaca, pur rilevate, regrediscono spontaneamente dopo qualche settimana o mese.

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Tramite questo studio abbiamo individuato a livello encefalico una base funzionale che predispone allo sviluppo della sindrome – spiega Francesco Santoro, tra i principali coordinatori dello studio – Infatti le pazienti affette hanno mostrato un’aumentata attività metabolica di tutte quelle aree coinvolte nella sfera emotiva come l’amigdala, l’ippocampo ed il mesencefalo

Questa ricerca, sostengono gli scienziati, potrà essere di grande aiuto, almeno per alcuni casi selezionati, per lo sviluppo di approcci terapeutici neurologici oltre che cardiologici.

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Il lavoro è stato pubblicato su Journal of the American College of Cardiology – Cardiovascular imaging.

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Fonti: Policlinico di Foggia / Journal of the American College of Cardiology – Cardiovascular imaging

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