Gli inchiostri utilizzati per fare i tatuaggi bocciati in todo dalla FDA. Iniettarsi dell'inchiostro colorato sotto la pelle, di sicuro, bene non fa. Come non fa bene ficcarsi in bocca una sigaretta, darle fuoco e aspirare veleno nei polmoni. Sono quelle cose ovvie che vanno contro la razionalità e che la mamma ci ripeteva in continuazione nel tentativo di dissuaderci dal farle.
Ma che, tanto, neanche a dirlo, almeno una volta nella vita, abbiamo fatto. Se però sui danni provocati dal fumo ci hanno istruito a dovere, con tanto di immagini shock e ammonimenti dai vari ministeri della sanità, su quelli derivanti dai tatuaggi il discorso non è così chiaro. Soprattutto perché ancora non si è ben capito la pericolosità degli inchiostri utilizzati per farli. Si è ampiamente discusso in passato sui rischi legati alla sterilizzazione degli aghi, così tutti noi ora sappiamo che dobbiamo rivolgerci a strutture serie e scupolose. Ma troppo poco si è detto sulla composizione dei pigmenti che vengono iniettati nella pelle e che tutti noi pensiamo essere controllati e approvati, ma di cui, in verità, non si conosce con precisione nemmeno cosa contengano.
La Food and Drug Administration, l’organismo che negli Stati Uniti approva i coloranti aggiunti nei cibi, nei cosmetici e nei medicinali, dopo numerosi solleciti per intervenire in materia di tattoo, si è finalmente pronunciata sulla questione pubblicando una ricerca in cui nega l’approvazione “a tutte le sostanze chimiche utilizzate nei tatuaggi” . Nell’inchiesta la FDA ha confermato quanto segnalato già nel 2003 dalla Commissione europea, secondo la quale la maggior parte delle sostanze chimiche utilizzate nei tatuaggi sarebbero pigmenti industriali originariamente destinati altri scopi, come ad esempio per la vernice delle automobili o nell’inchiostro per penne. Impossibili da garantire per un uso che li mette in contatto con la pelle a vita. A differenza dell’Unione Europea che ha approvato molti pigmenti per uso cosmetico, la FDA non se l’è sentita di avallare neanche quelli destinati al trucco semipermanente.
Quindi, a quanto pare dobbiamo rassegnarci all’evidenza: nonostante le rassicurazioni provenienti dalle case produttrici che garantiscono atossicità e ipoallergia, dei loro inchiosti, il tatuaggio completamente sicuro non esiste. Figuriamoci quello ecologico. Tanto più ora che a quanto pare non ci si può fidare più nemmeno di quelli all’hennè. Tutti bocciati, insomma, ma perché? Vernici e biro a parte, cosa contengono esattamente?
Nel 2005 fece molto scalpore l’articolo apparso su Nature che rivelava i risultati di uno studio compiuto da due studentesse della Northern Arizona University. Lesile Wagner, cercando di scoprire perché il suo tatuaggio stava sbiadendo, ha analizzato, assieme alla compagna di studi Haley Finley-Jones una serie di campioni di inchiostro per tatuaggi in modo da cercare di scoprire la loro composizione. Dai risultati è emerso che ogni colore e marca di inchiostro ha ingredienti completamente diversi. Inoltre le analisi hanno evidenziato che alcuni inchiostri possiedono, al loro interno, elevati livelli di piombo e litio, e che, in particolare, gli inchiostri di colore blu contengono una quantità di rame così elevata da mandare in tilt la macchina per la TAC.
Tutto ciò ha suscitato e continua a suscitare elevate preoccupazioni soprattutto perché sono ben noti i pericoli che tali metalli possono provocare all’essere umano. In effetti numerosi studi hanno sottolineato la capacità di questi composti di indurre seri problemi alla salute. In particolare:
piombo: può provocare problemi comportamentali, anemia, problemi renali, danni neurologici come attacchi epilettici e, in rari casi, coma e morte;
litio: può indurre disturbi renali (sete eccessiva, urinazione abbondante, diabete insipido), disturbi neurologici (alterazione della memoria e dell’attenzione, tremori alle mani, debolezza muscolare), disturbi al cuore (aritmie), problemi cutanei (eruzioni, alterazioni del pigmento, psoriasi), disturbi gastroenterici (nausea, diarrea, coliche addominali), ipertiroidismo, epilessia, edema degli arti inferiori, leucocitosi, etc;
rame: può provocare irritazione oculare (rossore, tumefazione e dolore), irritazione cutanea (rossore, prurito, bruciore, tumefazione), problemi respiratori, problemi gastroenterici (nausea, diarrea e/o dolore addominale).
Questi effetti collaterali sono stati indicati per le esposizioni che si verificano nel corso del contatto per lunghi periodi di tempo a questi e ad altri metalli pesanti. Calcolando che nei tatuaggi l’esposizione è permanente e continua, di certo non si può biasimare la FDA che non se l’è sentita di avallarne l’utilizzo.
Nei tatuaggi i metalli vengono utilizzati per rendere permanenti i pigmenti e le quantità presenti possono essere anche abbastanza rilevanti con conseguenza che variano a seconda del colore scelto. Ad esempio verde e blu sono prodotti a partire da sali di rame, elementi approvati per l’uso di lenti a contatto, impianti chirurgici mobili e vernici per bambini. Allo stesso modo i pigmenti neri a base di carbonio o inchiostro nero di India, come pure quelli bianchi a base di zinco e di ossidi di ferro o quelli viola a base di dioxazine/carbazolo, riducono al minimo i rischi per la salute. Tra i colori, i pigmenti rossi, soprattutto quelli che contengono cadmio, ossidi di ferro o mercurio (cinabro), sono generalmente i più preoccupanti. In particolare il mercurio ha provocato reazioni allergiche e cicatrici in moltissime persone sensibilizzandole anche al mercurio proveniente da altre fonti come il pesce o le otturazioni dentali.
Insomma, meglio accertarsi prima degli ingredienti di ciascun colore utilizzato per il tattoo. Queste informazioni possono essere difficili da trovare dato che gli inchiostri non vengono venduti direttamente ai consumatori, e di conseguenza non c’è l’obbligo di specificarne i componenti nell’etichetta. Alcuni tatuatori, tuttavia, non mescolano per principio i pigmenti e non si fanno problemi a rivelarne la composizione. Se proprio non resistiamo al fascino del tattoo, sarebbe bene rivolgersi esclusivamente a questo tipo di professionisti.
Ma alla luce di queste informazioni, ancora convinti di volervi “inchiostrare”? Bè perché no, in fondo ci sono milioni di persone tatuate nel mondo! Come del resto ci sono milioni di fumatori. Nonostante loro la composizione delle sigarette ce l’abbiano sotto gli occhi, visibile ogni volta che se ne accendono una.