Scopri come il tuo ciclo del sonno può fare una grandissima differenza nella qualità della vita, e quali sono i cronotipi più comuni nella popolazione mondiale.
Sei più una persona che va a dormire presto e si sveglia con l’alba o preferisci fare le ore piccole? A prescindere dalla tua scelta, dovresti sapere che un ciclo del sonno più mattiniero è importantissimo per il tuo benessere fisico a tutti i i livelli.
Potrai ridurre l’incidenza di:
- Diabete
- Malattie Cardiovascolari
- Malattie Gastrointestinali
- Patologie psicologiche
Studi dimostrano che un corretto ciclo circadiano riduce nettamente il rischio di diabete e, di fatto, allunga la vita. Essere un gufo o un’allodola fa un’enorme differenza sulla qualità della vita. Prima di iniziare a provare rimedi naturali per dormire meglio sarà bene capire quali sono le abitudini (e la genetica) che influenzano il sonno. Per cui, prima di cambiare il materasso, proviamo a capire insieme le abitudini del sonno più benefiche. (Leggi anche:
La neurologa Kristen Knutson della Feinberg School of Medicine dell’Illinois ha condotto uno studio con un campione gigantesco per scoprire perché è importante andare a letto presto. Premettiamo che comunque c’entrano dei fattori genetici, e che non è facilissimo cambiare il nostro ritmo sonno/veglia, ma la studiosa ha seguito per 6 anni ben 433.268 persone che sono state suddivise in quattro macro categorie, partendo con chi si sveglia prestissimo (le allodole) e finendo con chi invece va a dormire molto tardi (i gufi). Il campione include persone dai 38 ai 73 anni e sono stati analizzati a 6 anni di distanza per trarre delle conclusioni solide.
Con un campione così importante, la dottoressa Knutson ha potuto condurre uno studio senza precedenti sia per ampiezza dello studio che per il tema trattato. I risultati della ricerca hanno determinato che le persone estremamente mattiniere hanno un rischio minore di ammalarsi di diabete e sono molto più resistenti alle malattie come depressione e ansia. In generale, le allodole vivono più a lungo e contraggono meno malattie sia psicologiche che fisiche rispetto ai gufi.
Se entriamo nello specifico, per i nostri amici nottambuli la prospettiva non è delle più rosee. I dati della ricerca della dottoressa Knutson dimostrano che i gufi hanno in generale una mortalità più alta del 10%, hanno un’incidienza fino al 60% in più per quanto riguarda le patologie mentali e mantengono percenutali alte anche per malattie gastrointestinali e respiratorie, rispettivamente 23% e 22%.
I consigli della dottoressa Knutson per avere un ciclo del sonno migliore si possono sintetizzare con: tanta luce naturale al mattino ed eliminare smartphone (o più in generale l’esposizione alla luce artificiale) prima di andare a dormire. La pratica che viene consigliata è provare ad andare a letto ogni giorno un po’ prima.
Come dicevamo all’inizio dell’articolo, però, è molto complesso cambiare il nostro ciclo circadiano perché viene influenzato moltissimo dalla genetica. Infatti, ci sono quattro cronotipi, due dei quali sono appunto le allodole e i gufi, e la maggior parte della popolazione mondiale non rientra nei due estremi, bensì nella categoria degli orsi. In pratica, chi rientra in questo cronotipo segue il ciclo naturale del sole per decidere quando è arrivato il momento di rintanarsi.
La soluzione più auspicabile sarebbe poter adattare i cicli del sonno alla carriera lavorativa, così da non far svegliare un gufo alle 6 del mattino. Ma non sempre questo è possibile, e anzi, forse un impegno lavorativo è quello che ci vuole per iniziare a cambiare il tuo ritmo del sonno.
Leggi anche:
- Non riesci a dormire? Il trucco eccezionale della tradizione cinese che allevia lo stress e favorisce il sonno
- Così i cambiamenti climatici stanno erodendo anche il nostro sonno
- Se hai difficoltà a dormire potrebbe essere anche un segnale di avvertimento di colesterolo alto
- Diabete, ora è certo! Anche dormire poco aumenta il rischio di contrarre il tipo 2
- Questa è l’ora in cui dovresti andare a dormire se vuoi limitare il rischio di malattie cardiache