I ricercatori hanno osservato per la prima volta il processo che porta la proteina Tau a degenerare fino a creare “grovigli” neurofibrillari
Lo sviluppo dell’Alzheimer e di altre malattie neurodegenerative è connesso all’alterazione della proteina Tau, una proteina fondamentale per far funzionare correttamente le cellule nervose del cervello ma che, se alterata, è responsabile del deterioramento del citoscheletro.
Finora non è stato chiaro agli scienziati i motivi dell’alterazione di questa particolare proteina. Ma un nuovo metodo d’indagine, sviluppato dai ricercatori della University of California Santa Barbara ha permesso di controllare e seguire in tempo reale il processo attraverso di trasformazione della proteina Tau.
Questo metodo fornisce agli scienziati un nuovo mezzo per innescare e simultaneamente osservare i cambiamenti dinamici nella proteina mentre passa da buono a cattivo – ha detto Daniel E. Morse, fra gli autori della sensazionale scoperta.
Il metodo potrà essere ampiamente utile per identificare molecole e condizioni che dirigono diverse traiettorie di assemblaggio in una serie di malattie amiloidi diverse ma correlate – come l’Alzheimer o la demenza.
La Tau è una proteina solubile con una configurazione simile a un pezzo di corda. In risposta a un segnale, le proteine Tau si ripiegano e si assemblano progressivamente l’una con l’altra, consentendo loro di legarsi a minuscole strutture cilindriche che sostengono la forma dei neuroni e trasportano nutrienti e molecole all’interno delle cellule.
Tuttavia, nei casi di malattie degenerative, il segnale va troppo lontano, provocando un assemblaggio incontrollabile della proteina, formando i filamenti amiloidi insolubili che diventano veri e propri “grovigli” neurofibrillari all’interno dei neuroni, interrompendone la funzione e infine uccidendoli.
Utilizzando un nuovo metodo di indagine, i ricercatori sono stati in grado di osservare e analizzare il “momento critico ” in cui la proteina Tau passa dalla piegatura normale (e reversibile) all’assemblaggio patologico irreversibile che è alla base delle malattie neurodegenerative.
A differenza di altre modalità di osservazione dei processi neurologici, che forniscono istantanee statiche dei processi mentre si verificano nel tempo, questo nuovo metodo di indagine consente di assistere e analizzare continuamente i dettagli del processo di piegatura e assemblaggio delle proteine mentre si verificano in tempo reale, consentendo le prime osservazioni dirette dei primi passaggi critici in questi processi.
Quest’osservazione della degenerazione cognitiva nel momento in cui essa avviene può rappresentare il primo passo verso la ricerca di nuove terapie per bloccare l’avanzamento delle malattie neurologiche che, come sappiamo, non hanno ancora una cura definitiva.
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Fonti: Journal of Biological Chemistry / University of California-Santa Barbara
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