Scoperte nel cervello strane cellule “ibride” che potrebbero essere la chiave per curare l’Alzheimer

Un gruppo di ricercatori ha individuato un nuovo e interessante gruppo di cellule definite come “ibride” e nascoste nel cervello umano, che possono aprire la strada a nuovi trattamenti per le malattie neurodegenerative

Gli astrociti sono cellule abbondanti nel cervello che avvolgono le connessioni neuronali come una “colla”. Per molti anni, i neuroscienziati hanno ipotizzato che queste cellule fossero del tutto passive, presenti solo per proteggere i neuroni.

Il campo è stato rivoluzionato quando è emersa la prova che gli astrociti possono contribuire all’attivazione neuronale.

Infatti, un team internazionale di scienziati ha scoperto un tipo completamente nuovo di cellule cerebrali nascoste tra i neuroni e le loro unità di supporto.

Il nuovo tipo di cellula svolge un ruolo attivo nelle funzioni neurologiche, pur fornendo assistenza ai tessuti nervosi.

Tra neuroni e astrociti abbiamo ora a portata di mano un nuovo tipo di cellula, la cui scoperta apre immense prospettive di ricerca.

Lo studio

Utilizzando il sequenziamento dell’RNA di singole cellule, hanno identificato nove distinti gruppi di astrociti nell’ippocampo.

Utilizzando un tipo di imaging, i ricercatori hanno scoperto che queste cellule specializzate rilasciano glutammato in punti precisi che ricordano una sinapsi, lo spazio in cui due neuroni solitamente comunicano rilasciando glutammato.

Sono cellule che modulano l’attività neuronale, controllano il livello di comunicazione e di eccitazione dei neuroni.

Quando il gruppo di ricerca ha distrutto queste cellule simili agli astrociti, si sono manifestati disturbi della memoria.

Gli studiosi, quindi, stanno pianificando studi futuri per esplorare il ruolo delle cellule ibride nelle malattie del cervello come l’Alzheimer, dove la memoria è compromessa.

Scoprendo questa sottopopolazione atipica di astrociti specializzati nel cervello adulto, forniamo informazioni sui complessi ruoli degli astrociti nella fisiologia e nelle malattie del sistema nervoso centrale (SNC) e identifichiamo un potenziale bersaglio terapeutico.

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Fonte: Nature

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