La rosolia fa parte delle cosiddette “malattie esantematiche”, che si manifestano con un’eruzione cutanea, spesso associata a febbre o ad altri sintomi sistemici. Quali sono i rischi se contratta in gravidanza?
Indice
La rosolia è una malattia infettiva causata dal virus del Rubivirus, della famiglia dei Togaviridae. Fa parte delle cosiddette “malattie esantematiche”, che si manifestano con un’eruzione cutanea, spesso associata a febbre o ad altri sintomi sistemici. Oramai molto poco frequente, la rosolia è, come morbillo, varicella, pertosse e parotite, una malattia più comune nell’età infantile e si trasmette soltanto nell’uomo. Ma quali sono i sintomi della rosolia? E può essere pericolosa se contratta in gravidanza?
Di solito, l’infezione risulta benigna per i bambini, ma può in effetti diventare pericolosa durante la gravidanza perché può causare gravi conseguenze al feto. Una volta contratta la rosolia, si diventa immuni.
Cos’è la rosolia
La rosolia è una malattia infettiva appartenente alle malattie esantematiche causate da un virus RNA. Con un periodo di incubazione di circa 2 o 3 settimane prima della manifestazione dei sintomi, si caratterizza per la comparsa di un esantema maculare che si diffonde dietro all’orecchio e nell’area occipitale.
La rosolia si trasmette da un individuo infetto a una persona sana che risulta suscettibile attraverso le goccioline che possono essere emesse attraverso colpi di tosse, starnuti o anche solo parlando in eccessiva vicinanza. Le persone infette possono trasmettere la rosolia nel periodo che va dalla settimana che precede ai 4 giorni successivi la comparsa dell’esantema.
L’infezione è in grado di passare attraverso la placenta, per questo motivo se una donna incinta contrae la rosolia corre il rischio di trasmettere l’infezione all’embrione o al feto. Se ad essere colpito è un neonato che aveva contratto il virus nel pancione, questo può trasmettere il virus per diversi mesi.
LEGGI anche: CITOMEGALOVIRUS: SINTOMI, CAUSE E PERCHÉ È PERICOLOSO IN GRAVIDANZA
Nella stragrande maggioranza dei casi, non ci sono complicazioni. Tuttavia, queste riguardano per lo più gli adulti, per i quali in alcuni casi possono sopraggiungere altre patologie come artrite ed encefalite. Nello specifico, le complicanze della rosolia si verificano più spesso negli adulti che nei bambini e possono essere:
- artralgia o artrite: possono verificarsi fino al 70% delle donne adulte che contraggono la rosolia, mentre è rara nei bambini e negli adulti maschi
- encefalite
- emorragie
- orchite
- neurite
- sindrome tardiva di panencefalite progressiva
Rosolia sintomi
Nella maggior parte dei casi un’infezione da rosolia si manifesta in modo lieve o può capitare anche che sia del tutto asintomatica.
In genere, i sintomi più frequenti che si manifestano dopo due-tre settimane dal contatto con il virus sono:
- esantema della pelle, che si manifesta con piccole chiazze rosee e piatte, che compaiono inizialmente dietro le orecchie per poi per estendersi su fronte, viso e collo e su tutto il resto del corpo. Le macchie scompaiono dopo un paio di giorni
- gonfiore dei linfonodi dietro le orecchie, alla base della nuca e sul retro del collo
Inoltre, possono verificarsi:
- febbricola
- mal di testa
- mal di gola
- raffreddore
- occhi arrossati e lacrimosi
- dolori articolari
Contagio e durata
Come abbiamo detto, la rosolia si trasmette proprio come un raffreddore o un’influenza: tramite cioè le goccioline di saliva che un soggetto infetto emette con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando.
Il periodo di trasmissibilità va da qualche giorno prima a qualche giorno dopo la comparsa dell’esantema ed è per questo motivo che i bambini colpiti dovrebbero tornare a scuola o alla loro vita sociale almeno dopo una settimana dalla comparsa delle macchioline e che è necessario informare amici, familiari e colleghi, specie se donne incinte, della propria malattia. Infine, una donna, se contagiata in gravidanza, può trasmettere il virus al feto con possibili gravi conseguenze.
Trasmissione da neonato
Nel caso di un neonato che ha contratto l’infezione durante la gravidanza e quindi è affetto da “sindrome congenita”, il virus viene messo in circolazione per lunghi periodi di tempo, per cui non si calcolano i canonici 7-10 giorni della malattia. Il periodo di contagio può durare anche mesi o addirittura più di un anno, con una potenzialità infettiva molto elevata che richiede l’isolamento, sia durante il ricovero nella nursery che al ritorno a casa.
Quanto alla durata, il periodo di incubazione può variare dalle 2 alle 3 settimane, il malato rimane contagioso da 6 o 7 giorni prima della comparsa dei sintomi e lo rimane fino ai 4-5 giorni successivi all’esplosione dell’esantema. La durata complessiva della rosolia è di circa 7-10 giorni.
Rosolia e gravidanza
Un capitolo a parte merita la rosolia se contratta durante una gravidanza. Gli effetti dell’infezione sul feto o anche solo sull’embrione potrebbero infatti essere devastanti, soprattutto se la malattia la si contrae nei primi mesi di gestazione (primo trimestre), quando si corre addirittura il rischio di aborto spontaneo, morte intra-uterina o gravi malformazioni fetali.
Tra queste, si annovera la cosiddetta sindrome della rosolia congenita, che può comportare:
- difetti della vista
- sordità
- malformazioni cardiache
- ritardo mentale
- danni epatici
Il rischio di gravi malformazioni si riduce di molto dopo le 20 settimane di gravidanza.
Potrebbero interessarti anche:
- SESTA MALATTIA: COME RICONOSCERLA E QUANTO DURA L’INCUBAZIONE
- SCARLATTINA: COME RICONOSCERLA E QUANTO DURA L’INCUBAZIONE (FOTO)
Come evitare la rosolia in gravidanza
Nel caso si desideri un bambino, è bene accertarsi la propria immunità attraverso il “rubeotest”, da eseguire prima che si istauri la gravidanza. Nel caso non si risulti immuni, sarà necessario vaccinarsi e attendere un mese dopo la vaccinazione antirosolia per cercare la gravidanza.
Dal 2011 in Italia è valido il nuovo Piano nazionale per l’eliminazione del morbillo e della rosolia congenita che prevedeva per il 2015 l’eliminazione dei casi di rosolia endemica e la riduzione dell’incidenza dei casi di rosolia congenita a meno di un caso ogni 100 mila nati vivi. Il documento definisce inoltre la sorveglianza del Piano, raccomandando a ogni Regione un’analisi di contesto in cui stimare ogni anno la quota di malattia prevenibile a livello locale, le dimensioni della popolazione di riferimento, la copertura vaccinale da raggiungere per l’anno e la descrizione delle risorse messe a disposizione (Fonte: Iss)
Germana Carillo