Una recente ricerca ha rivelato che respirare meno, o avere una restrizione di apporto di ossigeno, può migliorare il processo di invecchiamento e il rischio di sviluppare problemi legati alla vecchiaia
La ricerca dell’elisir di lunga vita è sempre stata una costante, e diversi studi hanno ampiamente dimostrato che avere uno stile di vita sano e attivo porta a vivere di più e meglio, ma nessuno aveva mai indagato sull’influenza dell’apporto di ossigeno.
Ora, per la prima volta, i ricercatori hanno dimostrato che un ridotto apporto di ossigeno, o una “restrizione di ossigeno”, può essere associata a una maggiore durata della vita, e hanno sottolineato che ha anche proprietà anti-invecchiamento.
Robert Rogers del Massachusetts General Hospital di Boston, negli Stati Uniti, e colleghi hanno presentato questi risultati in uno studio pubblicato il 23 maggio sulla rivista ad accesso aperto PLOS Biology.
La restrizione di ossigeno è stata anche collegata a una maggiore durata della vita di lieviti, nematodi e moscerini della frutta. Tuttavia, i suoi effetti nei mammiferi sono sconosciuti.
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Lo studio
Per esplorare il potenziale anti-invecchiamento della restrizione di ossigeno nei mammiferi, i ricercatori hanno confrontato la durata della vita a normali livelli di ossigeno atmosferico (circa il 21 percento) con la durata della vita con una percentuale inferiore di ossigeno (11 percento – simile a quella vissuta a quota 5000 metri).
Hanno scoperto che nel secondo caso vi era circa il 50% in più di vivere più a lungo, con una durata media di 23,6 settimane rispetto a 15,7 settimane.
Inoltre, i dati hanno evidenziato che avere ossigeno in modo limitato portava anche a un minor rischio di sviluppare deficit neurologici associati all’invecchiamento.
Ricerche precedenti avevano già dimostrato che la restrizione dietetica prolunga la durata della vita, pertanto, i ricercatori si sono chiesti se la restrizione dell’ossigeno potesse avere lo stesso effetto.
Tuttavia, saranno necessarie ulteriori ricerche approfondite per chiarire i suoi potenziali benefici e, soprattutto, fare chiarezza sui meccanismi molecolari attraverso cui opera la restrizione di ossigeno.
I ricercatori hanno aggiunto che:
Troviamo che l’ipossia continua cronica (11% di ossigeno, equivalente a quella che si sperimenterebbe al campo base dell’Everest) prolunga la durata della vita del 50% e ritarda l’insorgenza della debolezza neurologica. Inoltre, mentre la restrizione calorica è la più ampiamente efficace e ben studiata per aumentare la durata della vita e la durata della salute, questa è la prima volta che la “restrizione dell’ossigeno” si è dimostrata benefica per ritardare l’invecchiamento.
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Fonte: PLOS Biology
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