Abbiamo parlato più volte del problema della resistenza agli antibiotici sviluppata da alcuni ceppi batterici, fenomeno che preoccupa gli scienziati di tutto il mondo impegnati, attraverso la ricerca, a trovare una soluzione che metta al sicuro le persone dalle conseguenze di questa situazione sulla salute umana. Si iniziano ora a vedere i primi risultati: una nuova ricerca inglese ha infatti individuato il meccanismo che utilizzano i batteri per scambiarsi le informazioni genetiche e diventare così antibiotico-resistenti
Abbiamo parlato più volte del problema della sviluppata da alcuni ceppi batterici, fenomeno che preoccupa gli scienziati di tutto il mondo impegnati, attraverso la ricerca, a trovare una soluzione che metta al sicuro le persone dalle conseguenze di questa situazione sulla salute umana. Si iniziano ora a vedere i primi risultati: una nuova ricerca inglese ha infatti individuato il meccanismo che utilizzano i batteri per scambiarsi le informazioni genetiche e diventare così antibiotico-resistenti.
La ricerca, condotta dall’Università londinese Birkbeck in collaborazione con l’University College London (UCL) e finanziata dalla fondazione Wellcome Trust, per la prima volta è riuscita ad individuare il processo di secrezione batterica di tipo IV, composto di un meccanismo di secrezione e una struttura molecolare che si differenziano dagli altri sistemi fino ad oggi osservati. In parole povere si tratta della capacità dei batteri di isolare il materiale genetico, spostandolo e muovendolo sulla parete cellulare in modo tale poi da poterlo condividerlo con gli altri batteri.
Il meccanismo si svolge nella membrana cellulare interna ed esterna collegate da una sorta di penducolo che attraversa lo spazio compreso tra di esse (periplasma). Sia nella membrana interna che esterna ci sono pori che permettono la secrezione di sostanze.
È proprio grazie a questo meccanismo che i batteri riescono a passarsi le informazioni genetiche che riguardano la resistenza agli antibiotici. Ma non solo, sembra che lo stesso sistema permetta anche la secrezione di tossine che avviene durante le infezioni batteriche causa di ingenti danni alla salute (ulcera, pertosse o polmoniti gravi).
Per raggiungere questo risultato i ricercatori, guidati dal professor Gabriel Waksman, hanno utilizzato dei sofisticati microscopi elettronici osservando come il sistema agiva nel caso dell’Escherichia Coli, uno dei batteri antibiotico resistenti.
Questo studio, pubblicato su Nature, è un primo passo fondamentale per poter arginare il fenomeno della resistenza agli antibiotici che nei prossimi anni potrebbe diventare una grave minaccia per la popolazione umana. Svelato il meccanismo, ancora in parte da approfondire, bisogna ora trovare nuovi composti in grado di fermare il processo di secrezione IV e arrestare così la diffusione di geni che portano in sè le informazioni di antibiotico resistenza.
Francesca Biagioli
Leggi anche:
– Resistenza agli antibiotici in aumento: fondamentale un corretto utilizzo
– Batteri resistenti agli antibiotici? Nascono negli allevamenti
– Batteri: ecco come la resistenza agli antibiotici si propaga attraverso l’ambiente