Quali sono i primi sintomi della rabbia?

Scopri i primi campanelli d'allarme della rabbia, malattia virale altamente letale. La febbre, la cefalea, il vomito e la nausea segnalano l'inizio, seguiti da sintomi neurologici come ansia e insonnia. Con l'evoluzione della malattia, si manifestano gravi disturbi del sistema nervoso centrale, rappresentando un grave pericolo per la salute. Informazioni cruciali per una diagnosi e un intervento tempestivi.

La rabbia è una malattia virale altamente letale che colpisce il sistema nervoso centrale di mammiferi, compreso l’uomo. Questo virus, appartenente al genere Lyssavirus, è trasmesso principalmente attraverso il morso di animali infetti, come cani, gatti, volpi e pipistrelli.

L’agente eziologico della rabbia è un virus a RNA chiamato Rabies virus, il quale ha un periodo di incubazione variabile prima che i sintomi manifestino la loro presenza.

Dal punto di vista epidemiologico, la rabbia rappresenta un serio problema, causando la morte di oltre 55.000 persone ogni anno nel mondo.

L’origine della parola “rabbia” risale a “rabbahs”, termine che trova le sue radici nel sanscrito e che può essere tradotto con il verbo italiano “fare violenza”. Questa etimologia riflette il comportamento degli animali infetti e il principale modo di trasmissione di questa zoonosi.

La rabbia si distingue in base alla modalità di propagazione:

  1. Rabbia selvatica o silvestre: questa forma di rabbia si diffonde attraverso gli animali selvatici, come precedentemente indicato.
  2. Rabbia urbana: in questo caso, i vettori di contagio sono cani e gatti domestici che non sono stati immunizzati, rappresentando una minaccia per le comunità urbane.

In quali Paesi è presente maggiormente la rabbia?

La rabbia è presente in tutti i continenti tranne l’Antartide, con oltre il 95% dei decessi umani che si verificano in Asia e Africa. Tuttavia, i casi di rabbia vengono segnalati raramente e i numeri registrati differiscono notevolmente dal carico stimato.

Una delle malattie tropicali trascurate (NTD) che colpisce prevalentemente le popolazioni già emarginate, povere e vulnerabili. Sebbene esistano vaccini umani e immunoglobuline efficaci contro la rabbia, questi spesso non sono facilmente disponibili o accessibili a chi ne ha bisogno.

La gestione di un’esposizione alla rabbia, per la quale il costo medio della profilassi antirabbica post-esposizione (PEP) è attualmente stimato in una media di 108 dollari USA (insieme alle spese di viaggio e alla perdita di reddito), può rappresentare un onere finanziario catastrofico per le famiglie colpite la cui media giornaliera il reddito può essere pari a 1–2 dollari USA a persona.

Come si trasmette la rabbia?

La rabbia rappresenta una zoonosi, ossia una malattia che può essere trasmessa dall’animale infetto all’uomo attraverso morso, graffio o semplice contatto della saliva con le mucose o la pelle non integra.

Il virus si trova nella saliva dell’animale malato e in caso di esposizione al virus, è essenziale intervenire tempestivamente per evitare il contagio e l’insorgenza della malattia, poiché attualmente non esiste una cura per la rabbia.

Gli animali affetti da rabbia mostrano un evidente cambiamento nel comportamento: gli animali selvatici perdono la loro naturale diffidenza verso l’uomo, mentre gli animali normalmente mansueti possono manifestare aggressività.

Dove si prende la rabbia?

La rabbia si prende dal morso, dalla graffiatura o dal contatto con la saliva di un animale infetto. I principali animali vettori della rabbia sono:

  • Cani
  • Gatti
  • Volpi
  • Pipistrelli
  • Procioni
  • Mammiferi selvatici, come tassi, martore e zibetti

Quali sono i primi sintomi della rabbia nell’uomo?

I primi sintomi della rabbia possono essere facilmente confusi con altre malattie comuni, il che rende la diagnosi precoce molto difficile. Nei mammiferi, compresi gli esseri umani, i primi sintomi possono presentarsi tra 20 giorni e 3 mesi dall’esposizione al virus. Inizialmente, si possono manifestare sintomi come febbre, mal di testa e debolezza generale. Man mano che la malattia progredisce, si avvertono prurito, formicolio e dolore nel sito del morso.

Il quadro clinico della rabbia progredisce rapidamente dopo l’insorgenza dei primi sintomi. I pazienti possono sperimentare febbre alta, ansia, agitazione, confusione, allucinazioni e paralisi muscolare. L’attività nervosa e muscolare diventa sempre più compromessa, portando a spasmi muscolari violenti, convulsioni, difficoltà respiratorie e coma. La morte sopraggiunge di solito a causa di insufficienza respiratoria.

Per ricapitolare:

I sintomi della rabbia durante il periodo di incubazione non presentano specificità e possono essere aspecifici, quali:

  • Febbre
  • Cefalea
  • Vomito
  • Nausea

Successivamente, si manifestano dolori e parestesie (alterazioni nella percezione della sensibilità), seguiti da segni precoci di natura neurologica come:

  • Ansia
  • Insonnia
  • Depressione

Nella fase successiva, si verifica una fase neurologica acuta caratterizzata dall’insorgenza di un’encefalite, un’infiammazione del cervello. Durante questa fase, si osserva una compromissione del sistema nervoso centrale, evidenziata da:

  • Agitazione
  • Delirio
  • Iper-eccitabilità
  • Depressione
  • Confusione
  • Insonnia
  • Perdita del senso di orientamento
  • Allucinazioni

Nel caso della forma paralitica della malattia, la persona infetta sperimenta:

  • Idrofobia, uno spasmo doloroso e violento dei muscoli respiratori
  • Tetraplegia, paralisi degli arti superiori e inferiori, coinvolgendo il tronco
  • Paralisi ascendente, un tipo di paralisi progressiva degli arti che inizia dalla zona inferiore del corpo e si estende verso l’alto.

Come si cura la rabbia nell’uomo?

Nonostante l’alto tasso di mortalità associato alla rabbia, esiste una finestra di intervento per la somministrazione del vaccino post-esposizione che può prevenire l’insorgenza della malattia se somministrato in tempo.

Dopo il morso di un animale sospettato di essere infetto, è essenziale lavare accuratamente la ferita con acqua e sapone e somministrare il vaccino antirabbico e immunoglobuline antirabbiche. Queste misure aiutano a stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi che contrastano il virus e impediscono la diffusione della malattia nel sistema nervoso centrale.

Quante persone sono sopravvissute alla rabbia?

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), al 2023 sono circa 20 le persone che hanno sopravvissuto alla rabbia dopo aver mostrato i sintomi. La maggior parte di questi casi si è verificata negli Stati Uniti, dove è stato utilizzato il protocollo di Milwaukee, un trattamento sperimentale che prevede la somministrazione di immunoglobuline antirabiche e di un virus attenuato.

In Italia, non si registrano casi di rabbia umana da oltre 50 anni, grazie alle campagne di vaccinazione e profilassi.

Il tasso di letalità della rabbia è molto elevato, soprattutto dopo che i sintomi neurologici si sono sviluppati. In questi casi, la morte avviene per lo più da 2 a 10 giorni dopo i primi sintomi.

Come prevenire la rabbia?

Ecco alcuni consigli per prevenire la rabbia:

  • Evitare il contatto con animali selvatici e randagi.
  • Non avvicinarsi a animali che sembrano malati o aggressivi.
  • Se si viene morsi o graffiati da un animale, lavare accuratamente la ferita con acqua e sapone.
  • Se si sospetta che l’animale sia infetto, contattare immediatamente un medico.

Fonte: Salute.gov/WHO

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