No alla pipì in piscina: con il cloro crea reazioni che danneggiano cuore e polmoni

Un nuovo studio conferma che la pipì in piscina non fa bene a cuore e polmoni

Pipì in piscina? Non fatevela scappare per nessuna ragione, pena la vostra salute e quella di chi condivide con voi le nuotate. Urinare in piscina non è buona norma, soprattutto nel rispetto degli altri, ma ora un nuovo studio conferma che non fa nemmeno bene a cuore e polmoni.

Secondo una ricerca condotta dalla China Agricultural University insieme con la Purdue University e pubblicata su Environmental Science & Technology, i composti contenuti nella pipì, se introdotti nel cloro che si usa per disinfettare l’acqua della piscina, possono generare sostanze chimiche che possono essere associate a serie difficoltà respiratorie.

Sul banco degli imputati, oltre all’urina, il cloruro di cianogeno (CNCL) e il trichloramine (NCl3), che sono due importanti sottoprodotti di disinfezione delle piscine clorurate. Tuttavia, esistono alcune incognite sui precursori della loro formazione e questo studio dimostra che l’acido urico è un precursore efficiente nella formazione di quei due sottoprodotti. Il che vuol dire che la clorurazione dell’acido urico può incidere per larga parte con la formazione del cloruro di cianogeno nelle piscine.

In pratica, in una serie di esperimenti, gli scienziati hanno combinato l’acqua raccolta in alcune piscine con sostanze che imitano la composizione chimica del sudore e dell’urina. Il cloro usato per disinfettare le piscine reagisce con molte sostanze chimiche secrete dal corpo umano, in particolare proprio con l’acido urico contenuto nella nostra urina, e può generare così delle sostanze pericolose.

Proprio il cloruro di cianogeno può colpire i polmoni, il cuore e il sistema nervoso centrale tramite inalazione. La squadra di ricerca conclude: “Dato dato che l’introduzione di acido urico nelle piscine è attribuibile a minzione, un’azione volontaria per la maggior parte dei nuotatori, questi risultati indicano importanti benefici per l’acqua della piscina se le abitudini igieniche da parte dei bagnanti migliorassero”.

La composizione chimica della pipì è da tempo oggetto di interesse di medici e scienziati, ma anche di studiosi ambientali: un’indagine ha messo in evidenza la presenza di almeno 3.079 composti rilevati nelle urine, di cui 72 sono generati da batteri, 1.453 hanno origine nel corpo stesso e altri 2.282 provengono dalla dieta, dai farmaci, dai cosmetici o dall’esposizione ambientale.

Germana Carillo

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