Un nuovo studio ha scoperto che, con una sorta di effetto boomerang, i Pfas presenti nel mare passano dalle onde alla terra
I Pfas, o “forever chemicals” (sostanze chimiche per sempre) come vengono definiti negli Usa, si trovano ormai davvero ovunque. Un nuovo studio mostra come possano tornare a terra dal mare – con una sorta di effetto “boomerang” – attraverso le onde.
Anche le onde del mare, purtroppo, contengono Pfas e infrangendosi sulla riva possono far tornare queste sostanze dal mare alla terra. L’ha scoperto un nuovo studio, pubblicato su Environmental Science & Technology.
Inizialmente si pensava il meccanismo fosse diverso, come ha dichiarato in un’intervista Matthew Salter, uno degli autori dello studio, ricercatore del Dipartimento di Scienze Ambientali dell’Università di Stoccolma:
La credenza comune era che i PFAS sarebbero finiti negli oceani dove sarebbero rimasti per essere diluiti nel corso di decenni. Ma si scopre che c’è un effetto boomerang, e alcuni dei PFAS tossici vengono riemessi nell’aria, trasportati per lunghe distanze e poi depositati di nuovo sulla terra.
I Pfas, come ormai sappiamo, sono prodotti chimici inquinanti e pericolosi: impiegano molto tempo per degradarsi nell’ambiente e sono potenzialmente dannosi per la salute umana. Sono stati infatti collegati a problemi riproduttivi e di sviluppo, ad alcune tipologie di cancro, a disturbi immunitari o ormonali e molto altro.
Gli scienziati continuano a studiare i modi in cui possiamo essere esposti a tali sostanze chimiche e quest’ultima ricerca mostra come, anche al mare, non possiamo stare tranquilli. Ma del resto, come dicevamo all’inizio, i Pfas sono purtroppo ormai ovunque e sono stati trovati anche nel latte materno oltre che nell’aria interna alle abitazioni. Leggi anche: Pfas nel latte materno: nuovo studio mostra una contaminazione universale e molto preoccupante)
Il nuovo studio mostra ora come queste sostanze possano inquinare anche l’aria esterna, almeno lungo la costa. In pratica gli Pfas riuscirebbero a “tornare a riva” grazie alle onde che, quando si infrangono, riemettono questi composti nell’aria.
Per arrivare ad affermare ciò, il team di ricerca ha raccolto, tra il 2018 e il 2020, più di 100 campioni di aria da due località sulla spiaggia in Norvegia: Andøya, un’isola artica nell’arcipelago delle Vesterålen, e Birkenes, un comune situato lungo la punta più meridionale della Norvegia.
I campioni sono stati poi analizzati per valutare se vi fossero tracce di 11 Pfas e si è scoperto così che erano tutti contaminati. Si è voluta verificare anche la presenza nell’aria di ioni sodio (che sono un indicatore di aerosol degli spruzzi marini), scoprendo che alti livelli di ioni tendevano a correlarsi con alti livelli di Pfas.
Ciò concretamente significa che i Pfas potrebbero riuscire ad arrivare a terra grazie agli aerosol, le onde e gli spruzzi del mare che dunque dovrebbero essere considerati a tutti gli effetti fonti di inquinamento nelle comunità costiere.
I risultati suggeriscono che il trasporto di questi composti:
può avere un impatto su vaste aree dell’Europa interna e di altri continenti oltre alle aree costiere.
Nello studio i ricercatori hanno calcolato che gli oceani potrebbero rilasciare da 284 a 756 tonnellate statunitensi di otto tipi di Pfas ogni anno. Una fonte di contaminazione che, secondo gli esperti, potrebbe inquinare più dell’aria.
È possibile che i PFAS depositati nell’atmosfera possano contaminare le fonti di acqua potabile costiere per il prossimo futuro. Il nostro studio dà una nuova dimensione al significato del termine sostanze chimiche per sempre – ha affermato Ian Cousins.
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Fonte: Environmental Science & Technology / The Hill
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