Un nuovo studio americano, volto a indagare i motivi dell'alta mortalità delle neomamme, ha rivelato la presenza degli inquinanti eterni in quasi tutti i campioni di sangue analizzati
Un nuovo studio condotto dai ricercatori della Brown University (California) ha dimostrato la presenza di diverse sostanze chimiche utilizzate nella produzione industriale e note come PFAS all’interno del sangue delle donne incinte, con conseguenze gravi per la salute dei nascituri e delle mamme.
Gli PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) sono un gruppo di sostanze chimiche molto utilizzate negli ambiti più disparati e per la produzione di moltissimi oggetti a causa delle loro proprietà di resistenza, antiaderenza, idrorepellenza e durabilità nel tempo.
Li troviamo, per esempio, negli oggetti in plastica, ma anche nei capi di abbigliamento, nei prodotti usati per l’igiene della casa e della persona, nei contenitori del nostro cibo, nelle pentole e nelle padelle, addirittura nei prodotti di cancelleria e nei giocattoli.
Insomma, sono davvero dappertutto – anche se numerosi studi ne hanno dimostrato la pericolosità per l’essere umano e per l’ambiente.
L’esposizione a PFAS è legata all’insorgenza di malattie endocrine, problemi respiratori, tumori e infertilità; i feti esposti agli PFAS possono manifestare malattie e malformazioni alla nascita.
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Ma non solo: come abbiamo spiegato in molti articoli, queste sostanze non si degradano nell’ambiente naturale, ma si accumulano nelle piante, nell’acqua, nel suolo e nell’organismo degli esseri viventi, rappresentando una minaccia per gli interi ecosistemi.
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Lo studio
Nonostante il progresso scientifico e le moderne tecnologie connesse al parto, i numeri della mortalità materna negli Stati Uniti sono raddoppiati negli ultimi vent’anni (1999-2019), con i tassi di mortalità più alti per le mamme afroamericane.
Questo incremento della mortalità è legato, secondo i ricercatori, anche alla costante esposizione delle donne a sostanze chimiche controverse, come gli PFAS.
Lo studio ha coinvolto 302 donne in stato di gravidanza diverse per età, etnia e provenienza geografica. I ricercatori hanno analizzato campioni del loro sangue e del sangue presente nel loro cordone ombelicale alla ricerca di sostanze chimiche potenzialmente pericolose.
I risultati sono drammatici: quasi tutti i campioni di sangue analizzati (il 97% del totale) conteneva sostanze chimiche dannose, incluso un particolare tipo di sostanza per- e polifluoroalchilica noto come PFOS, da tempo associato a molteplici gravi problemi di salute (compresi i difetti alla nascita).
Queste conclusioni sorprendono soprattutto se si pensa che l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) già 23 anni fa aveva siglato un accordo con il più grande produttore di PFOS, il colosso degli adesivi e delle vernici 3M, per eliminare gradualmente l’uso di queste sostanze.
Fra le altre sostanze chimiche trovate nella maggior parte delle donne incinte, i ricercatori hanno evidenziato acidi grassi anormali e altre sostanze chimiche utilizzate per produrre pesticidi, oltre a tracce di alcuni farmaci e alle pericolose microplastiche.
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Fonti: Environmental Health Perspectives / Brown University
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