Febbre, dolori muscolari, cefalea, linfonodi gonfi e manifestazioni cutanee come vescicole o pustole, il vaiolo delle scimmie – che si può trasmettere da uomo a uomo attraverso droplets, contatto con fluidi corporei o con le lesioni cutanee – comincia a fare seriamente paura, mentre comincia a farsi varco l’ipotesi di un ritorno al già noto vaccino
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Se nel Paese sono disponibili vaccini contro il vaiolo, la vaccinazione dei contatti stretti ad alto rischio di soggetti infettati dal virus del vaiolo delle scimmie dovrebbe essere presa in considerazione dopo una valutazione del rapporto rischio-beneficio, a dare indicazioni sul vaiolo delle scimmie è il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), che mette in conto la possibilità di prendere in considerazione il trattamento con un antivirale registrato, “se disponibile nel Paese”. Ma di cosa si tratta? E chi, ad oggi, è coperto da un vaccino contro il vaiolo?
Intanto, già alcuni Paesi come la Spagna pensano di riproporre proprio la vaccinazione anti-vaiolo umano. Contro il vaiolo delle scimmie, infatti, non c’è un vaccino specifico, ma alcuni esperti vagliano l’idea che i vaccini antivaiolo di prima e seconda generazione possano essere efficaci contro il Monkeypox.
Il vaccino anti-vaiolo, storia di un’eradicazione
I nati tra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70 se lo ricordano bene, non fosse altro per quel segno lasciato sul braccio. Il vaccino anti-vaiolo è stato utile a debellare una malattia che, all’epoca, fu pericolosa e devastante.
Il virus e la sua trasmissione
Il virus del vaiolo (Variola) è della famiglia Orthopoxviridae, della quale fanno parte anche il vaiolo bovino (Cowpox virus), il virus vaccinico (Vaccinia virus) e proprio il virus del vaiolo delle scimmie (Monkeypox virus). Prima dell’eradicazione, la trasmissione dell’infezione avveniva per contatto diretto o indiretto con il virus presente nelle lesioni cutanee o anche mediante la diffusione di goccioline respiratorie emesse con la tosse e gli starnuti. Inoltre, il virus è stabile in forma essiccata per mesi ed è stato trasmesso da fomiti come la biancheria da letto. La contagiosità iniziava con la comparsa delle prime lesioni cutanee e durava fino alla scomparsa di tutte le croste (circa tre settimane).
Il vaiolo veniva spesso confuso con la varicella, ma in realtà era caratterizzato dalla presenza di lesioni profonde con coinvolgimento delle ghiandole sebacee e da cicatrici profonde una volta raggiunta la guarigione. Inoltre, a differenza della varicella, il rash è centripeto e non centrifugo. Infine, le lesioni della varicella si osservano raramente, se non mai, sui palmi delle mani e sulla pianta dei piedi, come invece avveniva spesso nel vaiolo.
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Il vaccino antivaioloso
Il vaccino con il quale si è poi eradicata la malattia è formato da un virus simile a quello del vaiolo (contiene il virus vivo che può essere trasmesso dal vaccinato ai suoi contatti stretti non vaccinati), il virus Vaccinia (di origine bovina). Storicamente, il vaccino si è dimostrato efficace nel prevenire l’infezione da vaiolo nel 95% delle persone vaccinate.
Come spiega l’ISS, il vaccino viene somministrato in dose singola con un ago particolare, che inocula sotto la pelle diverse dosi di virus, causando una piccola escoriazione. Se la vaccinazione ha successo nel giro di 3 o 4 giorni si forma una piccola ferita rossa e irritata che diventerà una vescica, si riempirà di pus, e comincerà a seccarsi. Nella terza settimana dopo la vaccinazione, la crosticina si secca e cade, lasciando una cicatrice. La vaccinazione può causare reazioni avverse incluse eruzioni cutanee, febbre e mal di testa.
Alla metà degli anni ’70, grazie al successo di una campagna globale, il vaiolo venne relegato nell’area del Corno d’Africa: l’ultimo caso isolato risale infatti al 1977, in Somalia. Dopo una serie di controlli effettuati in tutto il mondo da una commissione di esperti, nel dicembre del 1979 l’Oms annunciò ufficialmente l’eradicazione completa del vaiolo.
Il direttore generale dell’Oms dell’epoca Halfdan Mahler definì l’eradicazione del vaiolo come “un trionfo dell’organizzazione e della gestione sanitaria, non della medicina”.
Grazie al successo e all’eradicazione, la vaccinazione di routine contro il vaiolo fu sospesa negli anni ’70 e ’80 in tutti i Paesi occidentali. Negli Stati Uniti l’ultimo caso di vaiolo si è avuto nel 1949 e la vaccinazione è stata interrotta nel 1972, mentre qui in Italia la vaccinazione fu sospesa nel 1977 e abrogata nel 1981.
A oggi sono disponibili nuovi vaccini di seconda e terza generazione, più attenuati e non replicanti, approvati per usi specifici da diverse autorità regolatorie nazionali.
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Fonte: ISS
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