Perché sbadigliamo? La scienza prova a rispondere da secoli ma ancora non lo sa con certezza. Le teorie sono diverse.
Perché sbadigliamo? La scienza prova a rispondere da secoli ma ancora non lo sa con certezza. Le teorie sono diverse.
Che sbadigliare sia contagioso è cosa risaputa e diversi studi hanno tentato di dimostrare il perché, ma le cause dello sbadiglio rimangono comunque un mistero. Nonostante le tante teorie formulate nel corso del tempo, più o meno valide, non si è ancora totalmente compreso il perché autentico di questo fenomeno, che riguarda non solo gli umani ma anche gli animali. Cerchiamo di fare chiarezza riportando alcune delle più accreditate. (LEGGI anche: Più si sbadiglia, più si è intelligenti. Lo studio che lo dimostra)
La più antica di tutte risale addirittura ad Ippocrate e afferma che lo sbadiglio aiuti a eliminare l’aria “cattiva” dai polmoni sostituendola con quella “buona”. Partendo da questa teoria, oggigiorno si dice che lo sbadiglio sia utile all’ossigenazione del sangue, tuttavia alcuni scienziati hanno dimostrato che potrebbe non essere così. Come lo studio condotto nel 1987 su 18 studenti universitari, a cui è stato chiesto di respirare aria con concentrazioni variabili di ossigeno e anidride carbonica, senza che loro conoscessero tali concentrazioni. L’esperimento ha dimostrato che le diverse concentrazioni non hanno avuto alcun impatto sulla frequenza degli sbadigli nei vari studenti. Quindi gli studenti non avevano bisogno di sbadigliare per compensare la mancanza di ossigeno. (LEGGI anche: Ecco perché lo sbadiglio è contagioso)
La seconda teoria, formulata dall’esperto di sbadigli Andrew Gallup, afferma che lo sbadiglio aiuti la regolazione della temperatura. Perché la boccata d’aria inalata raffredda il cervello, consentendo un ricambio del sangue più caldo con quello più freddo proveniente dal cuore.
D’altra parte i ricercatori austriaci e statunitensi, nel 2014, hanno pubblicato uno studio che aveva preso in esame 120 partecipanti, rilevando la frequenza degli sbadigli dopo che erano stati sottoposti alla visione di immagini di persone intente a sbadigliare durante l’inverno o durante l’estate. Cosa hanno scoperto? Che gli sbadigli reazionari erano più frequenti in estate, con un 41,7%, che in inverno, 18,3%. Questo dipenderebbe dal modo in cui il nostro corpo si regola per mantenersi fresco a temperature più calde. Inalando più aria tramite lo sbadiglio, l’organismo si rinfresca.
Risultato simile lo ha raggiunto un esperimento sulla termoregolazione: in questo caso ai partecipanti è stata fatta un’iniezione che includeva un pirogeno per indurre la febbre o un placebo. I ricercatori hanno monitorato i partecipanti registrando i loro sbadigli nelle 4 ore successive. Quelli con la febbre indotta hanno sbadigliato in media molto di più di quelli che hanno ricevuto il placebo.
Arriviamo quindi alla terza teoria che ha a che fare con il contesto sociale. Sappiamo che gli sbadigli sono contagiosi e, quindi, se chi ci circonda sbadiglia, tenderemo a farlo anche noi. E così i cani, ma anche gli scimpanzé e altri animali come topi, pesci, pinguini ed elefanti. Perché succede? Secondo alcuni ricercatori potrebbe dipendere dai neuroni specchio situati nella corteccia parietale, coinvolti nei processi imitativi.
E uno studio del 2010 dell’Università del Connecticut ha rilevato una correlazione tra sbadigli ed empatia. I bambini presi in esame hanno iniziato il cosiddetto sbadiglio contagioso dai 4 anni in poi, età in cui le abilità di empatia iniziano a svilupparsi.
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