Le vendite di patch da attaccare allo smartphone per limitare l'esposizione alle onde elettromagnetiche sono in aumento. Ma questi dispositivi sono davvero efficaci e in grado di proteggerci dalle radiazioni?
Vi sarà capitato di vedere degli smartphone sul cui retro sono state applicate delle apposite patch anti-radiazioni, che vantano la capacità di limitare l’esposizione alle onde elettromagnetiche. Ci sono anche alcuni influencer su Instagram che fanno promozione a questi dispositivi che però, secondo gli esperti, non solo sarebbero inutili ma addirittura controproducenti.
Venduti ad una media di circa 30 euro, soprattutto su Internet, questi prodotti si rivolgono in particolare alle donne incinte e ai giovani, ovvero a quelle categorie di persone che maggiormente potrebbero avere problemi se esposte alle radiazioni. Le onde degli smartphone, infatti, più volte sono state ritenute potenziali responsabili di una serie di danni alla salute, come un aumentato rischio di tumori cerebrali, mal di testa, acufeni, disturbi del sonno, infertilità, aborto sportaneo e altro.
In uno studio pubblicato nel 2021, l’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e sul lavoro (ANSES), che da molti anni lavora sull’argomento (e ultimamente anche con l’obiettivo di fare luce sui possibili rischi legati alla diffusione del 5G) scrive però che:
Al momento non vi sono evidenze di un effetto sulla salute legato all’esposizione a sorgenti di campi elettromagnetici corrispondenti a comuni usi digitali.
Ma precisa:
L’esame dei possibili effetti, come lo sviluppo di tumori, l’alterazione del funzionamento cerebrale o la fertilità, continua comunque ad essere oggetto di lavoro di ricerca e valutazione.
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Nell’attesa di ulteriori dati e più certi sull’argomento, è sempre meglio osservare il principio di precauzione e limitare la propria esposizione alle onde. Ecco allora che entrano in gioco le patch.
La promessa di questi dispositivi è generalmente di ridurre le onde del 96% ma alcuni marchi dichiarano addirittura una protezione del 99%. Ma è davvero così?
No. In proposito Olivier Merckel, capo dell’unità di valutazione del rischio degli agenti fisici dell’ANSES ha dichiarato che:
Queste patch non hanno una comprovata efficacia e non sono utili.
Concorda con questa posizione Guy Pujolle, Professore Emerito di Informatica presso la Facoltà di Scienze e Ingegneria dell’Università della Sorbona, ed esperto di intelligenza artificiale, reti e telecomunicazioni, che a 60 Millions de Consommateurs ha dichiarato:
Queste patch sono controproducenti. Se a un telefono viene impedito di trasmettere, aumenterà la sua potenza, inondando l’utente di onde più forti.
Come possiamo difenderci?
La soluzione migliore – suggeriscono gli esperti – è utilizzare quotidianamente un kit vivavoce, un dispositivo che tiene il telefono lontano dalla testa e limita efficacemente l’esposizione alle onde.
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Fonte: Anses
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