Inquinamento atmosferico: così lo smog e le polveri sottili ci stanno facendo morire prima, avvelenando cuore e polmoni

Una recente ricerca ha rivelato come l’inquinamento atmosferico, in modo particolare alte concentrazioni di particolato fine, è connesso a un maggiore rischio di sviluppare malattie cardiopolmonari

A livello globale, l’inquinamento atmosferico è un grave pericolo per la salute pubblica e la Cina con i suoi livelli di smog alle stelle rappresenta un ottimo campione per analizzare meglio gli effetti dello smog e delle polveri sottili sulla mortalità e in particolare il loro ruolo nell’aumento delle malattie cardiovascolari e respiratorie.

Un inquinante atmosferico chiave, legato ai rischi per la salute, è il particolato fine ambientale (PM2,5), costituito da particelle minuscole, di dimensioni inferiori o uguali a 2,5 μm, sospese nell’aria.

Secondo l’OMS, i livelli annuali di PM2,5 non dovrebbero superare i 5 μg/m3. Tuttavia, gli attuali livelli di PM2,5 superano di gran lunga questo standard e sono responsabili di circa 1,4 milioni di decessi ogni anno.

I ricercatori del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno riassunto gli ultimi progressi epidemiologici relativi agli effetti cardiopolmonari del PM2.5 nella popolazione.

La loro recensione si concentra su come il PM2.5 influenzi la mortalità, la morbilità e i fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e respiratorie.

Spiegando il fondamento logico di questa revisione, l’autore il Dr. Xiaoming Shi ha affermato:

Rispetto ad altre malattie, le malattie cardiopolmonari sono la principale causa di mortalità e morbilità associate al PM2.5. Nell’ultimo decennio, la maggior parte degli studi ha rilevato che il PM2,5 è associato a morbilità, mortalità e fattori di rischio per le malattie cardiopolmonari.

Leggi anche: Il 99% della popolazione mondiale respira aria inquinata: lo studio shock sulle polveri sottili

Lo studio

Per la revisione, i ricercatori hanno utilizzato i dati di recenti studi multicentrici su larga scala dalla Cina per tenere conto degli effetti associati all’esposizione sia a breve sia a lungo termine al PM2.5.

Ad esempio, uno studio basato sui dati di mortalità di 130 contee in Cina ha rivelato che il rischio di morte per malattie cardiocerebrovascolari aumenta dello 0,12% per ogni aumento di 10 μg/m3 dei livelli di PM2,5.

La revisione rivela che il PM2.5 ha aumentato il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, tra cui:

  • cardiopatia ischemica
  • insufficienza cardiaca
  • aritmia
  • ictus ischemico.

Allo stesso modo, ogni aumento di 10 μg/m3 della concentrazione di PM2,5 è stato collegato a un aumento dell’1,68% del rischio di mortalità respiratoria.

Gli aumenti dei livelli di PM2,5 sono stati anche associati al tasso di ospedalizzazione per malattie respiratorie e alle visite ambulatoriali respiratorie pediatriche.

Gli autori hanno utilizzato questi dati per proporre un elenco di misure di intervento contro gli effetti del PM2.5 sulla salute cardiopolmonare.

Suggeriscono interventi per migliorare gli standard sulle emissioni industriali, aggiornare le caldaie industriali, adottare tecnologie all’avanguardia per ridurre le emissioni e promuovere combustibili puliti per uso residenziale.

Sul fronte individuale, invece, l’uso di purificatori d’aria e maschere può proteggere le persone dai pericoli del PM2,5, soprattutto se vivono in aree con alti livelli di PM2,5.

In breve, documentando le ultime prove epidemiologiche, questa revisione può servire come guida chiave per identificare strategie volte a ridurre le concentrazioni di PM2.5 e migliorare, così, la salute pubblica.

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Fonte: Chinese Medical Journal

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