Obesità: per gli scienziati non dipende da quanto, ma soprattutto da QUELLO che mangiamo

Una recente ricerca sostiene che le cause alla radice dell’obesità sono più legate a ciò che mangiamo, piuttosto che a quanto mangiamo

Una recente ricerca sostiene che le cause alla radice dell’obesità sono più legate a ciò che mangiamo, piuttosto che a quanto mangiamo

Le statistiche dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) mostrano che l’obesità colpisce oltre il 40% degli adulti americani, esponendoli a un rischio più elevato di malattie cardiache, ictus, diabete di tipo 2 e alcuni tipi di cancro. Le linee guida dietetiche per gli americani 2020-2025 dell’USDA ci dicono che per perdere peso occorre ridurre il numero di calorie ingerite, e aumentare la quantità spesa attraverso l’attività fisica.

Questo approccio alla gestione del peso si basa sul modello del bilancio energetico, che afferma come l’aumento di peso sia causato dall’ingerire più energia di quanta ne consumiamo. Nel mondo di oggi, circondato da cibi elaborati altamente appetibili, pesantemente commercializzati ed economici, è facile per le persone mangiare più calorie di quelle di cui hanno bisogno, uno squilibrio che è ulteriormente esacerbato dallo stile di vita sedentario.  Questi fattori sono le cause principali dell’aumento del numero degli obesi.

Lo studio

Secondo una ricerca, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition, c’è bisogno di un modello alternativo per gestire meglio l’aumento di peso, come il carboidrato-insulina, considerato come una nuova strada per strategie di gestione del peso più efficaci e durature.

In contrasto con il modello del bilancio energetico, il modello carboidrati-insulina ci dice che l’eccesso di cibo non è la causa principale dell’obesità. Al contrario, il modello carboidrati-insulina attribuisce gran parte della colpa dell’attuale epidemia di obesità ai moderni modelli dietetici caratterizzati da un consumo eccessivo di alimenti ad alto carico glicemico: in particolare, carboidrati trasformati e rapidamente digeribili. Questi alimenti causano risposte ormonali che modificano radicalmente il nostro metabolismo, determinando l’accumulo di grasso, l’aumento di peso e, di conseguenza, l’obesità. (Leggi anche: Hai sempre fame? Attenzione all’indice glicemico)

Quando mangiamo carboidrati altamente trasformati, il corpo aumenta la secrezione di insulina e sopprime la secrezione di glucagone. Questo, a sua volta, segnala alle cellule adipose di immagazzinare più calorie, lasciando meno calorie disponibili per alimentare i muscoli e altri tessuti metabolicamente attivi. Il cervello percepisce che il corpo non riceve abbastanza energia, il che, a sua volta, porta a sensazioni di fame. Inoltre, il metabolismo può rallentare nel tentativo del corpo di risparmiare carburante. Pertanto, tendiamo a rimanere affamati, anche se continuiamo ad aumentare il grasso in eccesso.

Per comprendere l’epidemia di obesità, dobbiamo considerare non solo quanto stiamo mangiando, ma anche come i cibi che mangiamo influenzano i nostri ormoni e il nostro metabolismo.

L’adozione del modello carboidrati-insulina, rispetto al modello del bilancio energetico, ha implicazioni radicali per la gestione del peso e il trattamento dell’obesità. Piuttosto che spingere le persone a mangiare di meno, una strategia che di solito non funziona a lungo termine, il modello carboidrati-insulina suggerisce un altro percorso che si concentra maggiormente su ciò che mangiamo, quindi sulla qualità del cibo ingerito

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Fonte: The American Journal of Clinical Nutrition

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