Cattive notizie per gli amanti della tintarella, soprattutto per chi magari vuole abbronzarsi in fretta nei pochi giorni di ferie a disposizione. Un nuovo studio evidenzia che viaggi brevi e intensi in cui si prende il sole possono avere un impatto significativo sul microbiota cutaneo, con potenziali conseguenze per la salute della pelle
I ricercatori dell’Università di Manchester nel Regno Unito, che hanno pubblicato la loro ricerca su Frontiers in Aging, hanno dimostrato che viaggi brevi e intensi alla ricerca del sole possono avere un impatto significativo sulla composizione batterica della pelle.
La pelle umana è un organo incredibilmente complesso e diversificato che ospita una vasta gamma di microrganismi, inclusi batteri, funghi e virus, che insieme costituiscono il microbiota cutaneo. Questa comunità microbica svolge un ruolo cruciale nel mantenere la salute della pelle e proteggerla dagli agenti patogeni.
La ricerca ha di fatto dimostrato che l’esposizione prolungata ai raggi ultravioletti (UV), oltre che causare danni al DNA, infiammazione e invecchiamento precoce della pelle, va ad incidere negativamente sul microbiota cutaneo.
Per arrivare ad affermare questo, i ricercatori hanno diviso i 21 partecipanti allo studio (si tratta per il momento quindi solo di un piccolo campione) in gruppi in base al loro rapporto con l’abbronzatura: i “cercatori” erano coloro che andavano in vacanza con lo scopo di abbronzarsi o che erano già abbronzati prima delle vacanze e gli “evitatori” che non intendevano stare al sole.
Dall’analisi della pelle dei partecipanti al ritorno dalle ferie, si visto che chi aveva preso molto sole durante la vacanza di 7 giorni aveva una minore abbondanza di proteobatteri sulla pelle, il che indicava appunto che l’esposizione al sole può influenzare negativamente la diversità del microbiota cutaneo.
I proteobatteri, in particolare, sembrano essere particolarmente sensibili ai raggi UV.
Tuttavia, ciò che è interessante notare è che, nonostante questi cambiamenti, la comunità batterica riprendeva la composizione originaria nel giro di 28 giorni dal ritorno dalle vacanze.
Il cambiamento nella composizione del microbiota cutaneo non è affatto da sottovalutare. Gli studiosi hanno collegato la variazione nella diversità del microbioma a condizioni patologiche come dermatite, eczema e psoriasi.
I ricercatori suggeriscono che ulteriori studi sono necessari per comprendere appieno i legami tra esposizione al sole, cambiamenti nel microbiota cutaneo e salute della pelle. Espandere la ricerca a un numero maggiore di partecipanti potrebbe fornire ulteriori dettagli su questi processi e consentire di individuare approcci più mirati per la prevenzione e la gestione dei problemi della pelle.
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Fonte: Frontiers in Aging
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