Il mondo non è ancora uscito dalla fase più calda dell'emergenza sanitaria da Covid-19 che già una nuova minaccia incombe, rappresentata da una pericolosa mutazione del virus Zika, portato da alcune zanzare
Ricorderete l’infezione da virus Zika, una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette di alcune specie appartenenti al genere Aedes – più specificamente Aedes aegypti (nota anche come zanzara della febbre gialla) e Aedes albopictus (più conosciuta come zanzara tigre e diffusa anche nel nostro Paese). Nel 2016, questa infezione provocò un’emergenza sanitaria globale con vittime in tutto il mondo.
Migliaia di bambini, molti dei quali in Brasile, nacquero con danni cerebrali dopo che le loro madri si erano infettate durante la gravidanza: infatti, malgrado il contagio avvenga per puntura di zanzara infetta, è possibile una trasmissione del virus attraverso i liquidi biologici (trasmissione sessuale, trasfusioni di sangue, passaggio materno-fetale).
Per l’infezione Zika non esistono al momento, come non esistevano nel 2016, né vaccini né terapie preventive: la ricerca in questo campo ha fatto progressi, e attualmente un siero è in fase di sperimentazione – benché l’unico modo per prevenire il contagio rimanga quello di evitare di essere punti dalla zanzara portatrice del virus.
Anche dal punto di vista della cura dell’infezione dopo il contagio, la scienza non è ancora in grado di fornire rispose adeguate, affidandosi ancora a antipiretici di uso comune per contrastare l’insorgenza della febbre e dei dolori.
Ora, dopo più di cinque anni, il virus Zika torna all’onore delle cronache: i ricercatori dell’organizzazione La Jolla Institute for Immunology (LJI), in California, hanno dimostrato in uno studio appena pubblicato la nuova pericolosità di questo virus a causa della diffusione delle sue varianti. Zika è infatti un virus a RNA, e ciò significa che può cambiare il proprio genoma con facilità – non diversamente dal virus SARS-CoV-2, responsabile della pandemia ancora in atto.
Mutamenti nel genoma potrebbero rendere il virus più infettivo e aggressivo per la popolazione, annullando l’immunità esistente. Si tratta di un rischio epidemico da non sottovalutare, alla luce della lezione appresa con il Coronavirus.
I ricercatori hanno dimostrato la facilità per il virus di acquisire un singolo cambiamento di amminoacido, che consente al virus di fare più copie di se stesso e diffondersi più velocemente. La variante di Zika oggetto di studio (chiamata mutazione NS2B I39V/I39T) ha anche mostrato una maggiore replicazione nelle cellule umane.
Questa singola mutazione è sufficiente per aumentare la virulenza del virus Zika – afferma Jose Angel Regla-Nava, autore dello studio. – Un alto tasso di replicazione in una zanzara o in un ospite umano potrebbe aumentare la trasmissione virale o la patogenicità e causare un nuovo focolaio, con conseguenze imprevedibili.
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Fonti: Cell Reports / Istituto Superiore di Sanità
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