Una ricerca scientifica dimostra ancora una volta l'effetto Mozart e i suoi benefici sui pazienti affetti da epilessia
La scienza conferma che l’ascolto della Sonata per due pianoforti in re maggiore di W.A. Mozart per almeno trenta secondi contribuisce a ridurre le impennate nell’attività neuronale responsabili degli attacchi epilettici nei pazienti che non rispondono alle cure tradizionali. Un numero elevato di questi picchi è connesso alla perdita di memoria o ad una ridotta abilita cognitiva, e anche ad una maggiore frequenza degli attacchi epilettici. Le terapie in grado di ridurre questi picchi potrebbero avere benefici per i pazienti affetti da epilessia.
I ricercatori hanno sperimentato l’ascolto della sonata su 16 volontari ospedalizzati che non rispondevano alle cure tradizionali contro gli attacchi epilettici: nel primo esperimento, l’ascolto è durato solo 15 secondi. Oltre a Mozart, sono stati testati generi musicali diversi, lasciando ai pazienti la possibilità di scegliere il brano che più piaceva – non solo musica classica, quindi, ma anche pezzi contemporanei come Buddy Holly o i Nickelback. Tuttavia, solo la composizione di Mozart sembra aver avuto l’effetto desiderato sui pazienti.
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Ma perché proprio questa sonata ha questo effetto positivo? Questa sonata è ben nota per i suoi effetti benefici sulla concentrazione e sull’attività cerebrale. Già nel 1993, infatti, uno studio su alcuni studenti di un college americano aveva reso evidente il cosiddetto ‘effetto Mozart’: dopo aver ascoltato questa particolare sonata per dieci minuti, gli studenti dimostravano migliori abilità di relazionarsi con lo spazio a loro circostante rispetto a quelli che avevano ascoltato istruzioni per rilassarsi o che non avevano ascoltato nulla. Ma non solo: il loro quoziente intellettivo era aumentato di 8/9 punti – un effetto questo, purtroppo, sparito dopo pochi minuti.
Finora, tuttavia, i ricercatori erano ancora alla ricerca del perché questo pezzo facesse così bene al nostro cervello. Per provare a rispondere a questo interrogativo, durante l’ascolto il cervello dei pazienti è stato monitorato per osservare l’eventuale occorrenza di IED (intermittent explosive disorders, ovvero brevi ma dannose ‘esplosioni’ cerebrali che si intervallano agli attacchi epilettici veri e propri): gli IED sono diminuiti dopo soli 30 secondi di ascolto, a beneficio della salute del cervello.
Ascoltando invece il pezzo per intero, si è osservato che gli effetti positivi della musica aumentavano nella transizione da un passaggio all’altro della sonata: si tratta di una melodia dallo sviluppo imprevedibile, che genera un senso di stupore e sorpresa in chi l’ascolta, destabilizzandolo. Questo senso di anticipazione creato nel cervello dell’ascoltatore è ciò che crea una ‘risposta emozionale positiva’ in grado di calmare i pazienti.
Il nostro sogno è definire un genere di musica ‘anti-epilessia’ ed utilizzarlo per migliorare la qualità della vita dei nostri pazienti – dice Robert Quon del Dartmouth College, autore dello studio.
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Fonte: Scientific Reports
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