Liste d’attesa infinite e strutture a più di 100 km, la sanità in Italia sta diventando un affare per ricchi

Fa ormai notizia da settimane, ma poco si muove nelle sale decisionali: rimane il nodo delle lunghe (lunghissime) liste d’attesa per una visita, a tutto beneficio dei privati

Attese infinite, appuntamenti in strutture troppo lontane, difficoltà con le prenotazioni o, peggio ancora, agende di prenotazione bloccate. La situazione delle liste d’attesa nel Servizio Sanitario Nazionale in Italia non accenna a migliorare, a discapito della salute di una popolazione di 60milioni di cittadini.

A fare il punto è Altroconsumo, che ha intervistato oltre 1.100 cittadini aderenti ad ACmakers, la community che collabora alle ricerche dell’Organizzazione, ed è emerso che in 950 hanno avuto difficoltà nel prenotare una visita o un esame con il SSN nel corso dell’ultimo anno.

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Molti sono così costretti a rivolgersi ai privati, con conseguenze nel bilancio economico di una famiglia, oppure a rinunciare alle cure.

Ma quali sono più nello specifico i problemi riscontrati?

Per quali esami ci sono più problemi?

Gran parte dei problemi si sono registrati con le visite specialistiche (per 2/3 delle segnalazioni ricevute), soprattutto le visite in oculistica e dermatologica.

Tra gli esami più segnalati ci sono:

  • ecografie soprattutto dell’addome
  • della tiroide
  • della mammella
  • della spalla
  • risonanze magnetiche
  • Tac
  • gastroscopia

Le lunghe attese e le agende chiuse

Il problema delle attese eccessive riguarda la grande maggioranza degli intervistati; è impossibile per tanti fare visite ed esami nei tempi suggeriti dal medico, anche quando c’è un’urgenza indicata sulla ricetta (codice 117). Un quarto di queste segnalazioni riguarda l’impossibilità di prenotare una visita o un esame per via delle agende chiuse: una pratica che è vietata dalla legge.

quesrtionario SSN

@Altroconsumo

Le distanze della struttura

Molti cittatini che hanno avuto problemi, per avere l’appuntamento nei tempi prescritti dal medico, avvrebbero dovuto recarsi in una struttura molto lontana, anche di 100 km, da casa, per usufruire del primo. Questo accade perché i cosiddetti “ambiti territoriali di garanzia”, in cui i Cup possono prenotare le prestazioni, possono essere grandi, a dispetto del “principio di prossimità e raggiungibilità” citato dal Piano nazionale di governo delle liste d’attesa.

Le difficoltà con i CUP e lle liste d’attesa per i ricoveri

Contattare un Centro unico di prenotazione regionale a volte è un vero buco nell’acqua, ma purtroppo – come dicono da Altroconsumo – sulle attese al telefono con il Cup, non sono previste particolari tutele.

Quanto ai ricoveri, dei 1.100 intervistati, in circa 300 hanno detto di essere stati inseriti in lista d’attesa per un ricovero negli ultimi due anni. Poco più della metà dei cittadini è stata ricoverata nei tempi previsti; circa 100 persone invece non sono state così fortunate e circa 50 sono ancora in attesa di sapere quando verranno chiamate.

Perché accade ciò? Mancanza di medici, di letti e assenza dell’agenda dei prossimi mesi le cause principali.

Il ricorso ai privati

Si tratta di una “non” soluzione, ovvio, perché in quanti se lo possono permettere? Eppure, metà degli intervistati che ha segnalato problemi ha deciso alla fine di rivolgersi ai privati.

Le strutture private, però, implicano una spesa da parte dei cittadini che si dovrebbe poter evitare, poiché la salute è un diritto costituzionale e tutti contribuiscono con le proprie tasse al finanziamento del SSN. Al contrario si tratta invece di un costo che sta diventando sempre più insostenibile per gli italiani, come evidenziato nell’ultimo Termometro Altroconsumo, da cui emerge che il numero di famiglie il cui bilancio è messo a dura prova da uscite che riguardano l’ambito sanitario è aumentato dal 43% nel 2022 al 47% nel 2023, conclude l’analisi.

Numeri avvilenti, quindi, in un Paese che sembra aver perso il bandolo della matassa: mai che si senta parlare di urgenza di un riassetto del sistema sanitario, in un ginepraio infinito di chiacchiere che lasciano l’amaro in bocca.

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