L’influenza aviaria H5N1 è passata agli esseri umani: “dobbiamo preparaci alla prossima pandemia”

Dopo la morte di una bambina di 11 anni per influenza aviaria H5N1 in Cambogia, altri due casi di contagio su esseri umani in Cina: si tratta di una donna di 53 anni di Jiangsu, risultata positiva dopo aver mangiato un pollo infetto, e un 49enne della provincia di Guangdong

Rilevati in Cina due casi umani di influenza aviaria, mentre crescono le preoccupazioni sulla potenziale minaccia di una vera e propria nuova pandemia per la popolazione globale.

A diffondersi è, secondo gli esperti, la più grande epidemia di influenza aviaria di sempre, causata dal ceppo mortale H5N1. I due nuovi casi di contagio, infatti – una donna di 53 anni di Jiangsu e un 49enne della provincia di Guangdong –, vanno ad aggiungersi ai due casi di positività al virus H5N1 registrati in Cambogia la scorsa settimana, di cui uno risultato fatale a una bambina di 11 anni.

Quattro dunque i casi su esseri umani accertati. In che misura dobbiamo preoccuparci?

Proprio sul virus H5N1 l’epidemiologo dell’Oms Richard Peabody ha suonato il campanello d’allarme dalle pagine di El País:

Temiamo che il virus acquisisca la capacità di diffondersi da persona a persona e che possa provocare una nuova pandemia. La comunità scientifica sta studiando la sequenza genetica di questi virus al fine di monitorarli e sviluppare anche dei vaccini, se necessario. Dobbiamo prepararci.

Secondo Pebody, a capo del team che monitora i patogeni ad alto rischio presso l’Organizzazione mondiale della sanità, il continente europeo è colpito dalla peggiore epidemia di influenza aviaria della sua storia, con oltre 50 milioni di pollame macellati in un anno. Poco più di un mese fa, le analisi di un focolaio mortale in un allevamento di pellicce spagnolo ha rivelato che molto probabilmente il virus è entrato nella struttura attraverso i gabbiani ed è stato in grado di diffondersi da visone a visone. Questa allarmante trasmissione da mammifero a mammifero, che non era mai stata osservata, ha fatto temere una nuova pandemia.

Il virus ha infettato quasi 900 persone dal 2003, uccidendone più della metà, ma non è mai stato trasmesso efficacemente da uomo a uomo.

Bisogna ricordare ai cittadini che se vedono uccelli o altri animali morti o morenti, non prenderli, avverte Pebody. È preoccupante perché esiste un potenziale rischio per l’uomo. Dobbiamo tenerlo d’occhio, ma va notato che finora il numero di casi umani è basso. Ciò che è rassicurante è che non abbiamo visto alcuna indicazione di diffusione da persona a persona. Il messaggio da trasmettere è che bisogna stare allerta. È importante che le persone non raccolgano uccelli morti o morenti o altri animali. E che i lavoratori degli allevamenti di pollame siano ben protetti.

Questa epidemia di influenza aviaria ha insomma già ucciso milioni di uccelli selvatici e da cortile in Europa e nel mondo. È iniziata due o tre anni fa, a causa di un tipo specifico di virus A (H5N1), chiamato 2.3.4.4b, che è altamente contagioso tra gli uccelli e ora, dopo lo scoppio nell’allevamento di visoni spagnolo, il virologo olandese Marion Koopmans, che ha tracciato l’origine del covid per l’OMS, ha lanciato un avvertimento: “Stiamo giocando con il fuoco“.

La chiave, secondo gli esperti, è insomma una e una soltanto: dobbiamo essere preparati. Ce la faremo stavolta?

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Fonte: El País

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