Se il latte materno presenta una colorazione tendente al rosa potrebbe essere la spia della presenza del batterio Serratia marcescens
Nella maggior parte dei casi il latte umano presenta una colorazione bianca, che può tendere al giallastro. Le mamme che allattano si saranno accorte che la sfumatura e la consistenza possono cambiare nell’arco della giornata o addirittura durante la stessa poppata. Il colore del latte materno varia molto anche in base al tipo di alimentazione. A esempio, chi consuma molti ortaggi come patate, zucchine e carote può avere un tipo di latte più giallognolo, mentre coloro che mangiano molte erbe, verdure come gli spinaci e alghe producono un latte dalle sfumature più verdognole. Ma perché talvolta il latte materno tende al rosa? Dietro questa colorazione potrebbe esserci una motivo piuttosto serio, ovvero un’infezione batterica.
Il latte materno, infatti, può diventare rosastro in presenza del Serratia marcescens, un batterio Gram negativo della famiglia degli enterobatteri, che può rivelarsi pericoloso per i neonati. Per fortuna, però, i casi di questo tipo sono davvero rari.
Sebbene il numero effettivo di organismi escreti nel latte sia sconosciuto, è improbabile che un bambino che prende il latte direttamente dal seno di sua madre possa ingerire abbastanza organismi patogeni da ammalarsi” – chiarisce uno studio pubblicato sulla rivista American Journal of Perinatology, ripreso anche dalla Lega per l’Allattamento Materno– Tuttavia, una scorretta conservazione del latte può consentire a organismi e agenti patogeni di moltiplicarsi fino a livelli sufficienti a causare malattie, specialmente nei bambini a più alto rischio di infezione, come i nati pretermine. Anche se non ci sono raccomandazioni chiare per le donne con colonizzazione di S. marcescens, a causa dell’alto rischio di sepsi associato a questo batterio, è altamente raccomandato il trattamento con antibiotici. Il ritorno all’allattamento è sicuro quando le colture della madre e del bambino risultano negative.
La questione del cosiddetto “strawberry milk” è stata affrontata anche in una ricerca più recente comparsa su “Breastfeeding Medicine3”, dove viene chiarito che anche in presenza di latte rosa le mamme possono continuare ad allattare se non ci sono altri sintomi riconducibili al Serratia marcescens. Tra questi troviamo: febbre, tachicardia, brividi, insufficienza respiratoria e shock settico.
Ma come si entra a contatto con questo batterio? Solitamente l’infezione da Serratia viene contratta in ambito ospedaliero, in seguito a lungo ricovero o all’inserimento di cateteri per via endovenosa, intraperitoneale o urinaria o all’inserimento di strumenti medici per agevolare la funzionalità respiratoria o dopo trasfusioni. Naturalmente, per avere una diagnosi il consiglio è quello di rivolgersi al proprio medico.
Non sempre, però, il latte rosato indica la presenza di questo batterio. A volte questa particolare colorazione può essere determinata dalle tracce di sangue, ad esempio in caso di ragadi ai capezzoli. E in casi come questo non è affatto il caso di preoccuparsi perché il latte con tracce di sangue della mamma non si rivela dannoso per i neonati.
Fonte: La Leche League-Italia
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